Terminal “Le vele”, sei indagati: anche Patroni Griffi e Valente

Solo un mese fa l’Autorità portuale aveva avviato l’iter per l’approvazione della riprogettazione del terminal “Le vele” dopo la risoluzione del contratto d’appalto per inadempimento contrattuale con l’ATI “Kostruttiva-Igeco” e l’esito negativo della procedura di scorrimento della graduatoria formatasi in occasione della gara di appalto. Ma su quello stesso progetto la procura di Brindisi lavorava da tempo: un’informazione di garanzia, sotto forma di richiesta di proroga delle indagini preliminari, è stata notificata al presidente dell’Autorità di sistema portuale del mare Adriatico meridionale, Ugo Patroni Griffi, del suo predecessore, il commissario dell’Authority Mario Valente, precedentemente anche comandante della Capitaneria di porto di Brindisi, e di altre quattro persone: il dirigente dell’Autorità portuale di Brindisi, Francesco Di Leverano, il direttore dei lavori Cristian Casilli, e gli imprenditori Devis Rizzo e Francesco Caroli. Le accuse contestate a vario titolo dal pm Raffaele Casto sono esecuzione di interventi di trasformazione urbanistica ed edilizia in assenza di accertamento di conformità, in assenza di autorizzazione e lottizzazione abusiva in concorso.
L’indagini sarebbe incentrata proprio sulla realizzazione del Terminal di Costa Morena che dovrebbe sorgere accanto a quello di Punta Terrare, l’unico attualmente infrastrutturato all’interno del porto. Nell’inchiesta viene anche ipotizzata la violazione della destinazione urbanistica, dei piani previsti per le aree industriali definite come Sin, siti di interesse nazionale e dei piani di rischio collegati alla presenza dell’aeroporto del Salento. Una serie di procedure autorizzative che non sarebbero state osservate a dovere, a parere della procura.
Il nuovo iter autorizzativo avviato dall’Autorità portuale prevede che il “Terminal le Vele” sia un’avveniristica e funzionale area di sicurezza, dove saranno accentrati tutti i controlli di security e doganali di passeggeri e mezzi, sia comunitari che extra-comunitari.
La vicenda del faraonico progetto terminal “Le Vele”, avviato addirittura nel 2010 con un importo previsto per i lavori di 50 milioni di euro, è stata segnata da procedimenti penali, amministrativi e contenziosi con l’impresa appaltatrice. Ma anche avallata da due sentenze del Consiglio superiore dei Lavori pubblici in favore della realizzazione.
Nel luglio 2019 il Comitato di gestione dell’Autorità di sistema portuale ha approvato all’unanimità il programma triennale delle opere pubbliche 2020-2022 in cui è inserita anche la ripresa del cantiere per la realizzazione del terminal “Le vele” e l’acquisizione del terminal privato «Brindisi Terminal», esterno all’area portuale, di proprietà della società “Il mondo”, con l’obiettivo di offrire la prima accoglienza a passeggeri e autotrasportatori, con servizi igienici e bar, presidio check-in, decongestionando le presenze dei viaggiatori all’interno dei varchi portuali e rendendo i tempi di imbarco più celeri e sicuri.
Il tortuoso percorso per la realizzazione del nuovo terminal aveva avuto già una prima appendice giudiziaria conclusasi nel febbraio 2016 quando il gup Tea Verderosa aveva assolto “perché il fatto non sussiste” dal reato di lottizzazione abusiva Nicola Del Nobile, Francesco Di Leverano e Ferdinando Lolli, imputati nel processo con rito abbreviato, e disposto il non luogo a procedere per Giuseppe Giurgola, Pasquale Fischetto, Tommaso Ricchiuto, Francesco Musci e Tommso Colabufo che invece erano imputati in udienza preliminare. In quel caso l’accusa, rappresentata dal pm Antonio Costantini, sosteneva che stando al piano regolatore portuale, in vigore all’epoca dei fatti così come ad oggi, la zona commerciale poteva ospitare solo merci e non il terminal per passeggeri.
Dopo la sentenza l’area destinata al terminal, posta sotto sequestro, era stata restituita all’Autorità portuale ed era stato quindi avviato un nuovo cantiere all’interno del quale però non è stato realizzato mai nulla.
Nel corso della nuova attività investigativa è stato ascoltato – come persona informata dei fatti – anche il sindaco Riccardo Rossi, oltre ad alcuni funzionari del Comune e diverse altre persone, in qualità di testimoni. È al momento in fase di esecuzione una consulenza tecnica di parte disposta dal pm, che non è ancora conclusa.
Appena saputo del procedimento, Patroni Griffi ha scritto un post su Facebook: «A Brindisi non si vuole che il porto si infrastrutturi. Mi contestano un abuso edilizio per una opera, il terminal ‘Le Velè, non solo i cui lavori erano ripresi prima del mio insediamento, ma sulla cui legittimità si sono stratificate due sentenze del Tribunale di Brindisi, di cui una passata in giudicato, e il parere di numerose commissioni tecniche e finanche provvedimenti del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici». «Non è stato edificato neanche un metro cubo – aggiunge – e non posso non rilevare che tra le motivazioni per la proroga delle indagini sia addotta la non condivisione della recente sentenza del Consiglio di Stato». «Quando pensi di averle viste davvero tutte…», scrive Patroni Griffi. E ancora: “Apprendo peraltro con enorme sorpresa che il Consulente tecnico d’ufficio è la stessa persona per cui, su mandato del compianto Vito Vasile, promossi un giudizio di responsabilità (credo chiedendo circa otto milioni di euro di danni). È legittimo che renda una consulenza tecnica in un processo in cui io sono indagato? La risposta da professore di diritto è ovvia. Probabilmente si applica un codice che non conosco”.
Davanti al Tribunale di Brindisi pende un altro procedimento penale nei confronti di Patroni Griffi nell’ambito del quale per altro la procura chiese e non ottenne nei suoi confronti (e in quelli di Di Leverano) gli arresti domiciliari: è incentrato sempre su abusi edilizi nel porto di Brindisi, con particolare riferimento ai varchi portuali. Il pm Raffaele Casto ha già chiesto il rinvio a giudizio per Ugo Patroni Griffi e di altre 12 persone, tra cui il dirigente Francesco Di Leverano, l’ex subcommissario del Comune di Brindisi, Mariangela Danzì, e l’ex segretario generale dell’ente portuale, Salvatore Giuffrè, per reati a vario titolo contestati di abuso edilizio, smaltimento illecito di rifiuti, frode in pubblica fornitura, falsità ideologica, abuso d’ufficio. L’udienza preliminare, dinanzi al gup Maurizio Saso, è stata fissata per il 13 luglio. Gli imputati sono: Gianluca Fischetto, Gaetano Giordano, Francesco Di Leverano, Antonella Antonazzo, Antonio Iaia, Maria Pia Fischetto, Pierluigi Aloisi, Ugo Patroni Griffi, Maria Angela Danzì, Giuseppe Salvatore Alemanno, Teodoro Indini, Aldo Tanzarella, Salvatore Giuffrè.