Torre Guaceto, l’impianto di irrigazione arriva prima della condotta

Dopo cinque anni, la condotta sottomarina che dovrebbe portare lontano dalle spiagge di Torre Guaceto le acque di depurazione degli impianti fognari di San Vito dei Normanni, Carovigno e San Michele Salentino deve essere ancora completata. Alla foce del Canale Reale, attuale recettore delle acque, la scorsa estate, i bambini facevano tranquillamente il bagno.
La storia infinita dell’impianto di depurazione che scarica nel cuore della Riserva protetta e della relativa condotta sottomarina si incrocia con un progetto di irrigazione che la Regione Puglia ha affidato al Consorzio di Torre Guaceto per un importo di poco meno di sette milioni di euro. Questo progetto, che il Consorzio gestisce con l’autonomia propria di una società privata al contrario degli altri lavori, procede a gonfie vele.

Fino al 2014 le acque reflue delle fognature di Carovigno, San Michele Salentino e San Vito dei Normanni venivano trattate da impianti primari che poi scaricavano nel sottosuolo (Carovigno in due voragini in località Vigna della Marina, San Vito in una voragine in località Paduli e San Michele in una voragine in località Aleni). Il Canale Reale, uno dei rari corsi d’acqua presenti tra il Salento e la Bassa Murgia, dopo un percorso di 48 chilometri a partire dal territorio di Villa Castelli raggiunge il mare Adriatico in località Iazzo di San Giovanni, nei pressi di Torre Guaceto. Nel Canale Reale, nel rispetto dei valori limite previsti dalla legge, scaricano anche gli impianti di depurazione al servizio del comuni di Ceglie, Latiano e Francavilla Fontana.
Nel 2012 terminano i lavori di costruzione di un depuratore circondariale in contrada Bufalaria a Carovigno. L’impianto, necessario per adeguarsi alle Norme dell’Unione Europea, viene costruito in consorzio tra i Comuni di San Vito, San Michele e Carovigno per collegare le relative reti fognarie.

Si pone però il problema di dove scaricare le acque reflue. Sempre nel 2012 l’Acquedotto Pugliese (nelle more dei lavori di funzionalizzazione e prolungamento di una condotta sottomarina già esistente che avrebbe consentito di scaricare i reflui depurati in alto mare) attiva le procedure per avviare l’impianto di depurazione prevedendo lo scarico delle acque depurate nel canale e reale e quindi nella zona A della riserva marina. Con il ricorso del 12 dicembre 2012 il Consorzio di Torre Guaceto chiede e ottiene dal Tar l’annullamento, previa sospensiva dell’autorizzazione allo scarico.
Del resto in quegli stessi giorni l’attivazione del nuovo impianto era divenuta impossibile perché qualcuno aveva sabotato il collettore di collegamento tra il depuratore di contrada Bufalaria Carovigno e il Canale Reale.
Per due anni non si parla più di questa questione, alla fine del 2014, l’AQP – con autorizzazione regionale documentata da studi sull’impatto ambientale – decide di attivare la nuova rete, mettendo in moto il depuratore e scaricando le acque reflue nel Canale Reale.

Il Consorzio reagisce con durissime dichiarazioni dell’allora presidente Mariella Milani, mentre gli ambientalisti organizzano manifestazioni di protesta e il mondo politico produce ben otto interrogazioni parlamentari. Partono vari esposti in Procura e vengono effettuate analisi delle acque da parte dell’Arpa che confermano nello scarico valori fuori norma di coliformi fecali e azoto, almeno nei primi giorni di attivazione del depuratore.

Anche questa volta il Consorzio, come già fatto nel 2012, presenta ricorso al TAR e al magistrato superiore delle Acque. Interviene anche il ministero dell’Ambiente che invia sul posto l’ammiraglio Aurelio Calagiore, capo del Reparto Ambientale Marino del Ministero dell’Ambiente, il quale dichiara che gli scarichi devono essere immediatamente bloccati.
Il Tar è non emette una sospensiva ma prende tempo in attesa di una riunione tra le parti fissata a Bari per il 27 ottobre 2014.
Venti giorni prima, il 7 ottobre vi è una specie di incontro preparatorio al quale partecipano tra gli altri gli assessori regionali Giannini e Barbanente e in rappresentanza del Consorzio di Torre Guaceto il direttore Alessandro Ciccolella. In questo incontro tutti concordano che è necessario accorciare i tempi per la realizzazione della condotta sottomarina: “Detti tempi – si legge nel verbale saranno contenuti entro i primi mesi del 2016”. Viene anche concordato che per ridurre o azzerare la portata dello scarico nel canale Reale dei reflui affinati saranno realizzate in pochi mesi trincee disperdenti che diventeranno un recapito “complementare/alternativo” a quello del canale Reale.
Attenzione a questi due aggettivi: complementare e alternativo, essi hanno un significato profondamente diverso e successivamente saranno oggetto di strani “malintesi”.

Il 27 ottobre all’incontro ufficiale dove è la presidente Milani a guidare la delegazione del Consorzio di Torre Guaceto, la posizione del consorzio si ammorbidisce perché la realizzazione di trincee drenanti e disperdenti sulla terraferma e al di fuori dell’area protetta sono un recapito “alternativo” (e non “complementare”) al Canale Reale.” “La realizzazione delle trincee drenanti disperdenti, quale destinazione alternativa e non complementare al Canale Reale – si legge nel comunicato diffuso dal Consorzio quel giorno – è sicuramente un passo in avanti rispetto alla situazione attuale. È anche importante l’impegno assunto da parte della Regione e dell’Aqp rispetto i tempi di realizzazione, che porteranno alla chiusura dello scarico nel Canale Reale entro circa 4 mesi, periodo durante il quale il Consorzio vigilerà attentamente sul rispetto dei tempi”.
La Milani dunque (che non aveva partecipato all’incontro preliminare in cui si era parlato di “alternativo/complementare”) è convinta che la realizzazione delle trincee eviterà il trasferimento dei reflui nel mare dell’Area Marina Protetta, in attesa della condotta. Ma si sbaglia.

Le trincee vengono seppur con grande ritardo realizzate ma non interromperanno il flusso dei reflui nel Canale Reale perché quando nel 2016 entrano in funzione AQP allaccia contestualmente il depuratore al Comune di Carovigno e lo scarico nel canale continua esattamente come prima. Il tutto considerato legittimo perché nella procedura di VIA approvata nel maggio 2015 alla presenza e con l’approvazione del Direttore Ciccolella la Regione conferma quanto era stato concordato nella pre- riunione del 5 ottobre 2014: le trincee possono essere “complementari”.
Eppure nel dicembre 2015 l’assemblea consortile di Torre Guaceto revoca i ricorsi al TAR e al magistrato delle acque motivando la revoca con il fatto le trincee sono “alternative e non complementari al canale reale”.
Altra cosa singolare è che, nonostante un accordo formale, il Consorzio si costituisca parte civile nel processo contro i funzionari della regione e dell’acquedotto responsabili dell’apertura dell’impianto.

Negli anni successivi al 2016 fino ad oggi non cambia nulla. Le acque del depuratore finiscono nel canale Reale e da qui sulla spiaggia di Apani. I lavori per la realizzazione della condotta sottomarina (che dovevano essere completati nei primi mesi del 2016) sono ancora in corso. Invece lo studio preliminare da 18 mila euro presentato alla regione dal Consorzio nel 2016 per la gestione per il riutilizzo in agricoltura delle acque depurate provenienti dall’impianto consortile viene rapidamente approvato e finanziato dalla Regione Puglia con sei milioni e mezzo di euro che non vengono affidati ai comuni coinvolti (Carovigno e Brindisi) ma direttamente al Consorzio.
Mentre i lavori della condotta procedono faticosamente, il progetto per l’irrigazione compie tutto l’iter a velocità supersonica tanto che le somme sono accreditate al Consorzio già nel 2018. Il Consorzio gestirà autonomamente questa considerevole somma di denaro affidando appalti e gestendo tutto quanto necessario ad un impianto che porterà acqua in una zona comunque già umida di suo e nella quale gli agricoltori attingono per irrigare (comodamente e con costi minimi) dalle falde presenti a due metri di profondità sotto i loro terreni.

Nel frattempo ciò che avviene alla foce del Canale, sulla spiaggia della Riserva Marina, sembra non essere più un problema primario. Il primo presidente del Consorzio, Elio Lanzillotti, che negli ultimi anni è stato protagonista di un’autentica levata di scudi contro la gestione del Consorzio di Torre Guaceto, è stato querelato per diffamazione dal suo penultimo successore Vincenzo Epifani e rinviato a giudizio. “Nessun problema – dichiara Lanzillotti – In quella sede, davanti al giudice, avrò finalmente la possibilità di portare tutta la documentazione che supporta i miei timori e le certezze che ho acquisito sulla gestione della Riserva nel corso di questi ultimi anni”.