Una palazzina di tre piani sulla Fontana Tancredi: il grido di rabbia di Italia Nostra

“Tra pochi giorni vedremo le ruspe in azione sul terreno alle spalle della Fontana Tancredi. Non per una migliore sistemazione e decoro del monumento, ma perché potrebbero iniziare i lavori di costruzione di un nuovo edificio composto da “piano seminterrato per garage e locale tecnico, piano terra per uffici e servizi,piani primo, secondo ed attico, per una abitazione a piano con annessi balconi”: lo annuncia la sezione di Brindisi di Italia Nostra. Così ha deciso il Consiglio di Stato con sentenza n. 1100/2015 che ha accolto il ricorso in appello di un privato, proprietario del lotto in questione, annullando la tutela indiretta di inedificabilità emanata dalla Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici per le province di Lecce Brindisi e Taranto. “La Sezione di Italia Nostra di Brindisi fin dal 2009 ha informato, sollecitato, spinto il Comune di Brindisi e la Soprintendenza di Lecce a svolgere un’azione più incisiva per la tutela del monumento, che tutti “a parole” ritengono di grande interesse storico artistico “esempio di ingegneria idraulica e architettura civile normanna in Puglia”, scrive il presidente Domenico Saponaro. “Oggi leggendo la sentenza del Consiglio di Stato sappiamo chi dobbiamo ringraziare: il Dirigente dell’Ufficio tecnico comunale che il 31 marzo 2010 ha rilasciato il permesso di costruzione, affermando che il bene poteva essere tutelato “attraverso la piantumazione di vegetazione nella parte retrostante la fontana”, scrive Italia Nostra.
Che poi punta il dito contro altri responsabili: “La Soprintendenza di Lecce che, pur avendo manifestato a lungo l’intenzione di sottoporre l’area a vincolo indiretto, si è mossa tardivamente contro un permesso già rilasciato senzache “risultassero percepibili le ragioni di tutela del residuo pregio dei luoghi”. Il sindaco più volte sollecitato da Italia Nostra a esprimersi sulla questione, Gli assessori del settore presenti e passati che si dolgono degli scempi perpetrati dai predecessori, ma percorrono la stessa via”. La sentenza del Consiglio di Stato afferma “… una situazione determinata da anni di ritardo, nell’assumere iniziative di salvaguardia del sito circostante al bene culturale ed affrontata, infine, senza precisa considerazione dell’intervenuta trasformazione del territorio e dei diritti nel frattempo maturati. … dopo anni di carenza di interventi di tutela, in un territorio ormai intensamente urbanizzato …” . Ora come negare una licenza di costruzione?