Arrestato con l’accusa di aver rubato nei bagagli dei passeggeri, ma poi assolto con formula piena e non più riassunto dall’istituto di vigilanza per il quale lavorava: Andrea Torino racconta la sua battaglia per cercare di far valere i propri diritti ora che la sua onestà e correttezza sono state dimostrate.
Nell’anno 2012 lavoravo quale G.P.G. alle dipendente dell’istituto di Vigilanza I.V.R.I. presso l’aeroporto civile di Brindisi.
Il 17 aprile 2012, venivo tratto in arresto dalla Polizia di Frontiera di Brindisi, perché in quanto Guardia Particolare Giurata, venivo accusato di far parte di “un gruppo di guardie giurate infedeli che destinatari per legge di poteri loro assegnati per il controllo bagagli e ciò al fine di garantire non solo la sicurezza al volo dei passeggeri ma anche la stessa sicurezza dei bagagli, si sono trasformati in voraci divoratori di ogni bene possa avere qualche anche minima utilità economica”. Facendo seguito a queste accuse infanganti e infamanti e alla misura cautelare applicatami, ho subito dapprima la sospensione e poi la revoca del titolo di “Nomina a Guardia Particolare Giurata, della Licenza del Porto di Pistola con libretto personale, nonché il divieto di detenere armi, munizioni e materie esplodenti di qualsiasi genere”. Di conseguenza alla revoca dei Titoli sopra citati e del procedimento che mi vedeva coinvolto, venivo sospeso, da I.V.R.I., dal servizio e dalla retribuzione e successivamente licenziato per giustificato motivo oggettivo. A tutta questa vicenda è stata data ampia diffusione dai mass-media (testate giornalistiche locali e nazionali) che hanno riportato l’accaduto accentuando con valutazioni e commenti da scalpore giornalistico.
Sin dal principio di questa vicenda, ho provato, affiancato dal mio legale di fiducia l’Avvocato Danilo Di Serio, di dimostrare la mia totale estraneità ai fatti, cercando di oppormi alle accuse mosse dagli inquirenti fondate su delle supposizioni, e non su prove certe, senza ottenere però il risultato sperato. Dopo aver affrontato un processo durato 3 anni, dopo varie udienze in cui passo dopo passo veniva sempre più rimarcata la mia totale estraneità ai fatti, si è giunti all’udienza del 25 Marzo 2015, nella quale è stata emessa sentenza di assoluzione piena “per non aver commesso il fatto” cancellando così ogni mia responsabilità.
Un’ accusa risultata infondata per un cittadino in genere costa in termini di onore, di decoro, di onorabilità, ma, soprattutto può compromettere in maniera irreparabile la sua attività lavorativa e la stessa vita. La prima conseguenza di un’accusa ingiusta è senz’altro una profonda sofferenza interiore, ossia il danno morale. Ma la più grave e dannosa conseguenza è la lesione dei diritti al vivere proprio di ogni soggetto: la lesione all’immagine, al nome, all’onore, alla reputazione, alla riservatezza. Tale vicenda influisce sul fare reddituale di chi la subisce, alterando le sue abitudini di vita e gli assetti relazionali, sconvolgendo la sua quotidianità e privandolo di occasioni per la espressione e la realizzazione della sua personalità nel mondo esterno. Tutto ciò ha fortemente compromesso la mia reputazione nell’ambito della ristretta comunità in cui vivevo, danno ancor più grave se si considera che non mi presentavo come un soggetto dalla personalità compromessa, bensì godevo di stima, essendo conosciuto come un lavoratore professionale, incensurato, dedito alla famiglia. Invece, sono stato descritto come uno squallido e approfittatore ladro, provvisto di una insensibilità di ruolo ed un’assenza di coscienza giuridica e morale, una guardia vestita da ladro o ladro vestita da guardia, vigilante infedele.
Allo stato attuale, mi ritrovo a dover combattere per riottenere il mio posto di lavoro che ingiustamente mi è stato sottratto. Affinché ciò avvenga, nel maggio 2015 ho provato a chiedere un incontro alla società I.V.R.I. per cercare di definire un accordo pacifico per il recupero del posto di lavoro. Ad oggi quella lettera è rimasta lettera morta, senza risposta e ha lasciato indifferente la società in questione. Il voler riconquistare il mio posto di lavoro, oltre ad essere un diritto per l’ingiustizia subita, è anche una vittoria personale in quanto per me fare la guardia giurata, non è un semplice lavoro che uno fa perché altro non sa fare, per me è una vera e propria passione, qualcosa per cui lottare, un enorme possibilità di crescita personale e professionale, nonostante la qualifica di Guardia Particolare Giurata è una categoria di lavoratori a rischio di perdita dell’identità e di ruolo essedo lavoratori senza alcuna forma di tutela ma sottoposti al ritiro illegittimo dei titoli con cui si perde anche il lavoro, la perdita della dignità, della condizione di vita con la famiglia e la perdita dell’esistenza cadendo in degrado, come la mia esperienza vuole dimostrare.
Accuse infondate e inesistenti come queste possono minare definitivamente la credibilità delle persone che lavorano con serietà ed impegno e dovrebbero essere vagliate con più scrupolo prima di dare vita a dannosi procedimenti penali. Per non parlare poi del notevole danno economico che si subisce e non di meno la perdita del posto di lavoro. Ora i mesi in cui io sono stato sospeso chi me li risarcisce?
Questi anni in cui sono stato disoccupato, situazione che allo stato attuale permane, chi mi risarcirà?
Per la perdita, INGIUSTA, del mio posto di lavoro chi se ne farà carico?
Ad oggi, l’Avvocato Danilo Di Serio, a cui sono riconoscente per la professionalità e l’impegno messo volto alla mia assoluzione, si sta occupando sia dell’istanza di riparazione per l’ingiusta detenzione subita, che per quanto riguarda la causa civile per il risarcimento dei danni nei confronti della società I.V.R.I. che, anche laddove dovessero trovare riscontro non mi restituiranno mai la dignità ed il rispetto persi che sono valori inestimabile al giorno d’oggi.
Andrea Torino