L’incredibile storia di Adama conquista gli scolari della Don Milani

Venerdì 18 dicembre 2015, ore 11.30: la porta della classe IV A, al primo piano della scuola don Milani, è chiusa. All’interno sono soli i 24 alunni, tutti buoni buoni, ognuno seduto al proprio banco: sono trepidanti, incuriositi, anche un po’ impazienti. Aspettavano Adama per le undici ….chissà! Come sarà? Quanti anni ha? Cosa dirà? Sanno che Adama è un ragazzo originario di Burkina Faso, adottato da un docente brindisino (dell’Istituto Morvillo), Lorenzo Caiolo e la moglie Rosanna, una famiglia che vive a San Vito dei Normanni.

La sua storia è raccontata nel libro “Se entri nel cerchio sei libero” di Antonella Ossorio e Adama Zoungrana, edito Rizzoli. Libro che è posato sulla cattedra della classe IV A. Adama era ancora bambino quando la sua mamma morì, è vissuto con tante matrigne, sia buone che cattive, ha tanti fratelli e sorelle, il papà possiede un bar, non ha problemi economici, ma è cattivo: non fa studiare Adama, non gli dà da mangiare, lo picchia, lo caccia da casa. Adama è costretto a lavorare nella miniera d’oro, coltivando un unico sogno: quello di venire in Italia e continuare i suoi studi. Perché Adama viene a raccontare la sua vita agli alunni della IV A? Perché loro hanno iniziato a studiare la storia dell’uomo, il popolo dei Sumeri, la schiavitù.

Adama è stato uno schiavo e sul suo corpo ci sono ancora i segni evidenti e indelebili di quel periodo. E poi si avvicina il Natale, e le maestre Maria Teresa Francioso, Maristella Molendini, Maria Teresa D’Amanzo e Isabella Bennardi pensano che il ragazzo venuto dall’Africa sia una testimonianza unica dei veri valori della vita per i loro scolaretti. Ore 11.40: la porta si apre di soprassalto, i bambini sobbalzano, entra correndo Adama. Saltella e suona il suo djembe, il tamburo a calice originario dell’Africa. Il ritmo è bellissimo, allegro. Adama ha i capelli rasta raccolti in una coda con un elastico, indossa una felpa col cappuccio color militare, jeans col cavallo sceso, scarpe da ginnastica bianche una con i lacci gialli, l’altra viola. Sorride, sorride, sorride (già questo è un importante messaggio, lui sorride sempre). L’iniziale attimo di spavento per l’improvviso e sonoro ingresso in aula, voluto dallo stesso Adama, lascia subito il posto a tanto entusiasmo e allegria negli alunni della IV A.

“Buongiorno come state?” domanda Adama ai bambini. “Sicuro???” continua a sorridere, soprattutto con gli occhi un po’ furbetti, consapevole del fatto che un po’ li ha spaventati. “Facciamo un piccolo giro di nome….” prosegue, “ci mettiamo in cerchio”. Con l’aiuto delle maestre, delle mamme Lina Disantantonio e Antonella Sapiente che hanno fatto da tramite con la famiglia adottiva di Adama per quest’incontro, e la dirigente scolastica Elvira D’Alò, i bambini si siedono in cerchio. Adama passa il suo djembe a Giorgia e invita tutti i presenti a presentarsi “mi chiamo ….. il mio suono è…..” e ognuno percuote il tamburo (non solo i bambini ma anche gli adulti): il djembe passa da Giorgia a Francesca, Martina, Benedetta, Daniele, Perla, Michela, Gioele, Rino, Gabriel, Giacomo, Davide, Matteo, Lorenzo, Chiara, Melissa, Andrea, Giacomo, Simone, Giulia, Kevin, Nicolò, Samuele, Mattia. Quindi Adama si porta al centro del cerchio e comincia un gioco: anche se si esprime in lingua francese il messaggio è chiaro “ci si riunisce, si sta insieme per esprimere la propria felicità, insieme si sogna, col divertimento e l’allegria”. Altro messaggio fondamentale: con poco, un semplice strumento musicale, cantando, ma stando insieme, ci si diverte. Tante manine sono alzate, i bambini hanno mille domande da rivolgere ad Adama.

Uno alla volta lo fanno. Lui parla della poligamia, una cosa che non lo meraviglia, delle diverse matrigne, della matrigna buona che ha avuto e di quella cattiva con cui lui era denutrito, umiliato, piangeva tutte le notti. Parlando del suo padre-padrone dice: “Mi veniva pietà clamorosa per mio padre. Lui poteva aiutare tanta gente ma non lo faceva. Da noi la prima cosa che manca è l’acqua”. Adama in Burkina Faso (nome che significa “Paese degli uomini integri”) ha frequentato solo la scuola primaria, una classe poteva avere anche 160 alunni. “La scuola in Italia mi ha deluso”, afferma il ragazzo africano. “In una classe di venti alunni non riuscivo a sentire la lezione per il chiasso, litigavo con tutti perché facevano chiasso, erano indisciplinati, maleducati, senza rispetto. All’inizio sono rimasto male”. Adama è venuto in Italia 14 anni fa (ha 29 anni). Ha raccontato come. “Mio nonno mi diceva che per andare in Paradiso ogni giorno dovevo fare una cosa buona. Quindi non mi tiravo indietro dinanzi alle commissioni. Ero vicino la miniera dove lavoravo, un signore anziano disse che voleva un pacco di sigarette, glielo andai a prendere. Lì incontrai una troupe televisiva italiana che voleva raccontare come venivano sfruttati i ragazzi africani nelle miniere”. Adama lavorò per quella troupe, Lorenzo Caiolo vedendo quel video fu colpito dal ragazzo denutrito, chiese informazioni e …..

Per la prima volta la moglie Rosanna acconsentì subito alla sua ennesima strampalata richiesta. Non è stato facile per Adama quando è arrivato qui: “Mi dicevano che avevo undici dodici anni, sentivo che mi toglievano la mia vita, io che avevo vissuto una vita al limite. Tutto ha valore, tutto quello che ho vissuto in Burkina Faso, nessuno può togliermelo”. Adama quando può manda i soldi ai suoi fratelli e sorelle che sono in Africa (i bambini gli hanno chiesto quanti ne ha, ma lui non sa rispondere), chiede notizie anche della sua matrigna cattiva, e continua a essere in contatto con i suoi amici. “Non sarei vivo se non avessi avuto loro. Sono convinto di ciò che sto dicendo. Le parole hanno valore. L’amicizia per me è tutto, e poi è gratuita. Vero?????”. Si rivolge sorridendo ai bambini, deve salutarli perché loro devono andare a mensa ma trascorrerebbero con lui ancora tantissimo tempo. Sicuramente nei loro cuori e nella loro mente rimarrà per sempre impresso quel volto spigliato, vivo ma tanto vissuto di quel simpaticissimo ragazzone africano. Non solo nei bambini!

Daniela Napoletano