Emiliano Poddi ha respirato basket da quando era in culla: il padre Renato era un ottimo play, la mamma Antonella Di Lorenzo è stata una delle migliori giocatrici degli anni Ottanta. L’edicola del nonno, don Cosimo, davanti a Porta Mesagne, era il ritrovo degli sportivi, praticanti e non. Il nonno aveva un trullo nelle campagne di Cisternino e di estate, piccolissimo, Emiliano seguiva uno splendido quadrangolare che, grazie a Peppino Todisco, si giocava sulle mattonelle di una scuola alla periferia del paese. Alla fine degli anni Settanta a quel torneo partecipò anche la nazionale dell’Unione Sovietica ed è anche pescando da quei ricordi che prende spunto “Le vittorie imperfette”, secondo romanzo dello scrittore brindisino.
Il libro sarà in vendita da giovedì 25 febbraio per Giangiacomo Feltrinelli Editore. Emiliano Poddi è nato a Brindisi nel 1975. Autore teatrale e radiofonico, ha scritto i romanzi Tre volte invano (selezione Premio Strega), Alborán. Insegna alla scuola Holden di Torino.
La trama. Saša Belov e Kevin Joyce. Due ragazzi all’inseguimento di un sogno: vincere la medaglia d’oro del basket alle Olimpiadi di Monaco del 1972. Uno si è allenato all’ombra della colossale statua della Grande Madre Russia a Stalingrado, l’altro sui campetti di cemento tra i grattacieli di New York. Due squadre. Due mondi contrapposti. Due culture. Quando arrivano allo scontro conclusivo, Usa-Urss non sarà solo una partita memorabile, sarà per sempre legata ai tre secondi più leggendari, contraddittori e ingarbugliati della storia dello sport.
Ma Monaco ’72 è anche la scena di una strage spaventosa: undici atleti israeliani cadono sotto l’attacco terroristico di Settembre Nero. Un lutto che dev’essere riassorbito in fretta, proprio per fare spazio alla sfida tra le due superpotenze.
Molti anni dopo, inchiodato davanti alla replica notturna di quei quaranta minuti, inghiottito dal rivoltarsi continuo dei vinti in vincitori e dei vincitori in vinti, il narratore viene sbalzato in un mondo che non esiste più, riportato alle estati della sua infanzia nel campetto di pallacanestro di Cisternino, quando sognava di salire un giorno sul podio olimpico. Insieme a lui, stiamo con Kevin Joyce e Saša Belov in una partita che incolla alla pagina fino a quei controversi tre secondi finali.
E seguiamo Kevin e Sašha anche negli anni a venire, li vediamo portarsi addosso il peso di essere diventati simboli, l’uno di una sconfitta impossibile da accettare, l’altro di una vittoria da scontare come una condanna. Schegge di un tempo “onnipresente e scaduto” che ha lasciato, insieme a un mucchio di macerie e di sogni spezzati, il segno di una eterna vittoria imperfetta, imperfetta come la vita, come la storia, come tutte le storie di chi ha molto desiderato.
Emiliano Poddi scrive, con impeccabile senso del ritmo e con una sorprendente adesione umana alle cose della vita, un romanzo che alterna epica e racconto intimista, spionaggio, tragedia e spigliata commedia d’amore. Un romanzo in cui il palleggio risuona “come il battito del cuore”.