di Daniela Napoletano per IL7 Magazine
Passo dopo passo, percorrendo da nord a sud, da est a ovest, così nei primi quaranta anni di vita (compiuti lo scorso 15 gennaio) ha costruito la sua carriera di danzatore e coreografo il brindisino Vito Alfarano, statura media ma ben definita, capelli ricci, occhi color nocciola dallo sguardo tenebroso e intenso, che non ha mai smesso di amare la sua terra. Da Rovigo, alla Polonia, a Venezia, a Seoul, a Verona, a Catania, al carcere di Rebibbia, a New York, finalmente al Nuovo Teatro Verdi della città che lo ha visto nascere, dove venerdì 23 marzo, Vito Alfarano, danzatore della compagnia Fabula Saltica di Rovigo e AlphaZTL Compagnia d’Arte Dinamica da lui stesso fondata a Brindisi, presentano alle ore 20.30 “Il rumore dell’amore”.
Uno spettacolo fuori programma per la stagione del Nuovo Teatro Verdi, fortemente voluto da Carmelo Grassi, presidente del Teatro Pubblico Pugliese. Insieme ad Alfarano si esibisce un altro ballerino brindisino, Daniele Corsa, e due danzatrici, una di Bari Stefania Catarinella e una di Rovigo Federica Iacuzzi. “Tre quarti dei ballerini siamo pugliesi”, sottolinea soddisfatto Vito Alfarano.
“Il mio desiderio più grande, e ho tanti progetti in cantiere per realizzarlo, è che Brindisi diventi un centro di fama nazionale e internazionale per la danza contemporanea”, annuncia l’artista, visibilmente al settimo cielo per il suo primo vero debutto in città. “Fino ad ora avevo fatto delle piccole comparse, e devo ringraziare l’ex assessore al Teatro Francesca Scatigno che lo scorso anno mi ha dato l’opportunità di esibirmi in occasione di ‘Dietro le quinte’ nei pressi degli scavi del nostro teatro, dove c’era un centinaio di persone che mi hanno conosciuto e apprezzato tanto. In quella circostanza il presidente Carmelo Grassi promise alla città che la mia compagnia sarebbe stata inserita nella stagione teatrale e così è stato”.
In verità Vito Alfarano è da qualche anno che ha messo piede a Brindisi. Dopo quello del 2008 nel carcere di Rovigo, nel 2015 avvia infatti un progetto con i detenuti della casa circondariale di via Appia; nel 2016-2017 con i ragazzi con sindrome di Down della Aipd Brindisi (Associazione italiana persone Down); dal 2017 con i detenuti della Rems Brindisi (Residenze per l’esecuzione delle misure di sicurezza); e dal 2017 con gli immigrati del centro Cara di Restinco. Nell’ottobre del 2015 intanto costituisce a Brindisi la AlphaZTL Compagnia d’Arte Dinamica che si occupa di danza contemporanea, video, arte ed editoria e produce il libro “Peter Pan e l’isola dei sogni”, una rivisitazione della fiaba originale di Barrie, scritto dai detenuti del carcere di Brindisi, col patrocinio del Comune.
Vito Alfarano è stato uno studente dell’Industriale Giorgi col sogno nel cassetto di diventare pilota. Durante l’ultimo anno di scuola superiore si iscrisse a un corso di ginnastica artistica e a uno di teatro amatoriale: “Capii subito che quello sarebbe stato il mio futuro”, ricorda il danzatore brindisino. “Mi iscrissi in una scuola di danza classica, seguì l’anno di servizio militare in Aeronautica, fu un po’ complicato, non mi facevano mai uscire quando avrei dovuto, alle quattro del pomeriggio, mi trattenevano con altre occupazioni in caserma dicendomi che la danza non era una cosa per uomini e quindi non riuscivo quasi mai ad andare a lezione”.
Finito l’anno del servizio militare Vito decise di fare le valigie, migrò in Veneto, dove seguì dei corsi di perfezionamento con dei coreografi di fama nazionale e internazionale: “Ho studiato lavorando, mi sono formato così, ho accettato tutti i lavori, anche con coreografi meno bravi, ma grazie a loro ho imparato ciò che non avrei mai dovuto fare. E ho ancora tanto da imparare. Il bello della danza contemporanea è che i danzatori non sono solo esecutori, sono partecipi della coreografia, loro pure sono dei creatori, che devono credere in ciò che rappresentano, devono entrare nel personaggio per farlo vivere realmente al pubblico”.
Vito Alfarano e la sua compagnia di Rovigo, Fabula Saltica, hanno già rappresentato “Il rumore dell’amore” nel piccolo teatro del carcere di Rebibbia, davanti a quattrocento detenuti: “Il nucleo centrale dello spettacolo, di diciotto minuti, è l’amore di Paolo e Francesca descritto nel quinto canto dell’Inferno di Dante”, spiega l’artista. “Siamo partiti da questo amore impossibile tra cognati, che vengono scoperti dal marito di lei e fratello di lui, che quindi li uccide. Paolo e Francesca sono nell’Inferno dantesco per adulterio, per questo travolti da una bufera, ma camminano ugualmente mano nella mano, perché il loro amore è più forte di qualsiasi altra cosa, e oltrepassa anche un luogo come l’inferno. Abbiamo poi voluto proiettare l’amore nella contemporaneità. Il carcere è un luogo di privazione, ma anche qui, come nell’inferno, i carcerati riescono a sopravvivere e ad andare avanti grazie alla forza dell’amore di chi sta lì fuori ad aspettarli”.
Ciò è emerso dopo un laboratorio che nel 2008 Vito e la sua compagnia hanno tenuto nel carcere di Rovigo, dove le persone rinchiuse hanno raccontato con lettere o video la loro storia d’amore. “Il rumore dell’amore” è uno spettacolo che riporta anche questi video girati nel carcere di Rovigo, è uno spettacolo frammentario, “costruito a quadri, il cui contenuto è tratto dal libro ‘Frammenti di un discorso amoroso’ di Roland Barthes, quadri come il Rapimento, l’Eternità, l’Assenza, il Voler prendere, la Dipendenza”: insomma le varie sfaccettature dell’innamoramento.
“L’amore è talmente forte da dare speranza in qualsiasi situazione, anche la peggiore”, prosegue Vito Alfarano. “Tutto il pubblico brindisino sarà protagonista di questo spettacolo, e ci si ritroverà, dal bambino all’uomo maturo, all’anziano. Tutti abbiamo amato e amiamo”.
L’artista si dichiara orgoglioso di essere il secondo danzatore brindisino a calcare il palco del Nuovo Teatro Verdi, dopo l’altro brindisino Emio Greco, di fama internazionale che è stato qui con la sua compagnia olandese. “Mi ha fatto felice anche aver scoperto che una danzatrice brasiliana, che nel carcere di Rovigo ci urlava continuamente la sua innocenza perché non era complice dell’amica nella cui abitazione era stata rinvenuta una grande quantità di droga, è risultata innocente proprio in questi giorni. Sono stato contattato dai produttori della trasmissione ‘Io sono innocente’ che a breve andrà in onda in prima serata il sabato su Rai Tre perché questa danzatrice, Evelin, aveva parlato del nostro entusiasmante laboratorio in carcere, infatti ritiene che tutti dovrebbero vivere quel tipo di esperienza”.
Lei si è sentita libera durante quelle ore di laboratorio: “L’arte lascia il segno, dà modo di evadere anche dalle mura di un carcere e fa venire fuori la sensibilità e al tempo stesso la fragilità della persona. Io ballerò sino al mio ultimo respiro”, è il desiderio più grande di Vito Alfarano.