Boom di turisti in provincia di Brindisi, in calo invece a Lecce e Gallipoli

Lucia Pezzuto per il7Magazine

Boom di turisti stranieri nella provincia di Brindisi, negli ultimi due anni cresce il numero delle presenze a Carovigno, Ceglie Messapica, Fasano e Ostuni. Inversione di tendenza a Lecce e Gallipoli dove proprio gli stranieri diminuiscono. Sono gli ultimi dati forniti dalla Regione Puglia attraverso il “Report del Movimento Turistico nei Comuni”. Negli ultimi due anni, e per ultimi due anni si intende 2017 e 2018, c’è stata una , seppur sensibile, inversione di tendenza: la presenza dei turisti stranieri è diminuita in provincia di Lecce ed è aumentata in quella di Brindisi. La Puglia pur restando una tra le mete turistiche per eccellenza ha dei distinguo che fanno riflettere su quello che è il flusso turistico e le preferenze dei visitatori in generale. Il Report della Regione Puglia ci dice che nel 2017 le presenze a Brindisi erano 73.922, a Carovigno 78.047, a Ceglie Messapica 6.161, a Fasano 151.271 e ad Ostuni 98.998. Il 2018 vede una netta crescita delle presenze negli stessi comuni: a Brindisi i turisti sono 159.399, a Carovigno 524.547, a Ceglie Messapica 17.145, a Fasano 669.566 ed infine ad Ostuni 355.602. La tendenza cambia quando, invece, si parla dei Comuni leccesi dove il capoluogo pur contando su 697.288 presenze vede, negli ultimi due anni, diminuire i turisti stranieri da 237.413 a 219.365. Il Report chiaro sempre più turisti, per la maggior parte stranieri scelgono i nostri Comuni come meta delle loro vacanze. Tra l’altro non si tratta solo del periodo estivo ma anche di quello invernale. “E’ un segnale importante perché mentre il Salento ha puntato esclusivamente sullo sviluppo di un turismo quasi prettamente balneare invece la provincia di Brindisi e in particolare i Comuni di Ostuni, Carovigno, Fasano e Ceglie hanno puntato ad turismo non solo balneare ma anche un po’ più allargato , come tipologie di proposte e offerte- ci spiega Giuseppe Pagliara, amministratore delegato di Nicolaus, uno dei più grandi tour operator, con sede proprio ad Ostuni- In pratica il segnale è molto chiaro perché questi Comuni sono quelli che hanno sfruttato le vendite non solo nel periodo puramente estivo, ma ci sono strutture che si propongono per i famosi circuiti, anche strutture balneari che però sono coraggiose e sono aperte tutto l’anno. Al contrario del Salento che chiude completamente durante la primavera , l’autunno e l’inverno. Come pure la zona del brindisino che si propone come una zona legata ai circuiti e non solo ma anche ai soggiorni nelle famose masserie che non sono puramente mare ma che danno anche una proposta enogastronomica , culturale.
Una proposta un po’ più alta. Quindi hanno puntato più su di un segmento luxury e non su un segmento balneare , leisure, relativo a pochi mesi l’anno”. Discorso inverso per quanto riguarda le mete salentine dove l’offerta è completamente differente. “Alcuni modelli puramente divertentistici, vedi Gallipoli, hanno subito questa pubblicità negativa con tutto quello che è accaduto sulle spiagge di questa destinazione che è stato un consumismo allo stato puro del territorio senza puntare ad una offerta un po’ più di qualità. Noi non abbiamo bisogno di grandi masse ma abbiamo bisogno di puntare ad un turismo di qualità magari anche con prezzi più sostenuti e con servizi alti , perché l’unicità del nostro territorio merita la costruzione di una offerta più qualificata”.
Ma chi sono i turisti che bussano alle nostre porte? E’ presto detto, la Regione Puglia ha prodotto uno studio anche su questo: “E’ il turismo internazionale a contribuire al consolidamento, al miglioramento qualitativo e all’allungamento stagionale del turismo in Puglia-dice la Regione- La conferma arriva dai dati riferiti ai primi otto mesi del 2018 che vedono crescere gli arrivi e le presenze dall’estero del +10% a fronte di un calo del turismo nazionale stimato nel -2%1. Gli stranieri che hanno viaggiato in Puglia nel 2018 l’hanno fatto soprattutto nei mesi di marzo, aprile e maggio (+25% le presenze rispetto all’anno precedente) con una predilezione per alloggi di fascia medio alta”. All’interno della top ten dei pernottamenti dall’estero in Puglia, stazionaria rispetto all’anno precedente, troviamo: Germania, Francia, Svizzera, Regno Unito, Paesi Bassi, Belgio, Stati Uniti d’America, Austria, Polonia e Spagna. I Paesi Bassi risultano invece il mercato estero più dinamico, caratterizzato dal maggior incremento di pernottamenti (in valori assoluti) rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente (gennaio/agosto). Segue il Regno Unito mentre il terzo posto spetta agli Stati Uniti che si afferma, assieme al Canada, tra i mercati ad alta crescita per la Puglia: +85 per cento le presenze dagli Stati Uniti dal 2010 a oggi e +122 per cento le presenze dal Canada. Mercati sui quali la Puglia consegue ampi consensi per il patrimonio artistico e culturale, per l’offerta enogastronomica; una regione in grado di coniugare mare, entertainment ed eventi sportivi, oltre a itinerari disseminati sul territorio”. Il turismo così si è destagionalizzato e va di pari passo con gli eventi che tra l’altro vengono sponsorizzati anche e soprattutto grazie ai tour operator. La crescita del turismo nella provincia di brindisina è direttamente con la crescita della qualità dei servizi.
Negli ultimi anni le strutture ricettive della nostra provincia sono diventate punto di riferimento e presenze costanti nei pacchetti delle offerte turistiche. Molte di queste strutture proprio grazie all’eccellenza e all’esclusività del servizio sono entrate di diritto nei circuiti internazionali degli stessi tour operator. Basta citarne qualcuna: Borgo Egnazia e Masseria Torre Coccaro a Fasano, piuttosto che Nicolaus Club Meditur Village a Carovigno. Non è neppure un caso che queste stesse strutture siano state scelte come location da attori e personaggi di Hollywood per le loro nozze, eventi unici che hanno riempito le pagine della cronaca. Il turismo, quindi, in Puglia ma soprattutto a Brindisi cambia? Forse, ma non si tratta solo di tendenza.
La differenza, come dice l’amministratore delegato di Nicolaus , la fa l’offerta. “Non si tratta solo dei gusti dei turisti che cambiano ma è anche e soprattutto il tipo di proposta che fa la differenza. Perché la proposta mordi e fuggi non ti lascia alcun ricordo significativo, quindi non è una proposta che può durare nel tempo. Sempre di più la gente cerca un modello legato alla natura , alla sostenibilità, ai servizi che non puramente animazione, discoteca in spiaggia, appartamenti a 20 euro. Non è una proposta che funziona e poi il Salento deve molto lavorare ancora su una ottimizzazione dei servizi. La gente che è venuta in questi anni, attratta dalla curiosità verso il Salento è rimasta delusa. E quindi anche il passa parola è stato negativo. Oramai il Salento non è più conosciuto per il bel mare, ma per il bel mare e la confusione durante l’estate. Ora la gente vuole una vacanza rilassante. E poi si tratta di una proposta che si limita tre mesi l’anno quando invece il territorio brindisino ha cominciato ad offrire una proposta un po’ più variegata. Quindi quella balneare ma non solo, avvantaggiato anche dalla posizione che può usufruire di entrambi gli aeroporti pugliesi. Per cui la crescita degli aeroporti pugliesi ha portato bene anche alla provincia di Brindisi. Mentre il Salento vive solo dell’aeroporto di Brindisi”.
E’ tempo di cavalcare l’onda, qualcuno direbbe, il territorio di Brindisi è una meta appetibile e i numeri ci danno ragione ma ancora tanto si può fare. “Dal punto di vista della promozione molto è stato fatto in questi anni, ma mancano ancora le camere, manca ancora una proposta varia e bisogna lavorare sempre di più sui servizi. Se mettiamo cinquanta ombrelloni dove ne vanno cinquanta non va bene, mettiamo cinquanta ombrelloni dove ne vanno cinquanta, ma anche quaranta, alziamo il prezzo ma diamo un servizio migliore- dice Pagliara- Io non sono per il prezzo basso, io sono per il prezzo giusto rispetto ai servizi, per cui se do dei servizi alti anche il prezzo si deve elevare. La gente non vuole solo cose a basso prezzo, altrimenti ci sono alternative più basse della nostra, vuole dei servizi di un certo livello. Noi su quello dobbiamo lavorare e poi facciamoceli pagare ma impariamo a fare bene i servizi”.