di Giancarlo Sacrestano per IL7 Magazine
Arrivo a Carovigno nel primo pomeriggio dell’ultimo giorno d’inverno, non fa freddo, ma il cielo è coperto di nuvole e il sole ogni tanto fa un timido capolino.
È la festa del papà, ma ho le figlie lontane, quindi mi concedo una trasgressione glicemica, da cui non mi sottrae la loro paziente madre.
Affogo in una spremuta d’arancia ed una fetta di torta di mele, il mio bisogno del loro affetto e seduto, con lei, al tavolino di un centralissimo bar, annoto le istantanee che con la mente scatto ad un paese cui, da buon brindisino, sono molto legato.
Le viuzze e le repentine curve che si accarezzano nel breve tratto che va dall’arco di Porta Brindisi per via Cattedrale e via Sant’Anna, per sfociare in largo castello è un susseguirsi di suggestioni e ricordi, emozioni e testimonianze, che meritano di essere visitate.
Ma è nella visita alla chiesa di Santa Maria Assunta in Cielo, prima di riprendere la strada del ritorno, che mi sovviene la chiave di lettura di questa gita, che sino a quel momento mi era mancata. All’interno della chiesa, che per molti anni è restata in attesa di definizione e d è stata consacrata nel 1978 da Mons. Settimio Todisco, un gruppo di giovani, nel silenzio dei grandi, vuoti spazi ridondanti, prova i passi per la rappresentazione di una Via Crucis.
Il pensiero corre indietro e mi riporta alla via principale, snodo di ogni attività sociale del paese, dove avevo scattato un’istantanea che riprendeva un gruppo sparuto di anziane persone, indaffarate a sostenere tesi ed illusioni, ma quel che conta, in primo piano, una vetusta fiat 1100 R, bella dei suoi 50 anni ben portati.
Nell’auto l’ombra di un uomo seduto al posto di guida, forse in sosta e pensieroso o forse, come si usava 50 anni fa a mostrare una condizione sociale, ovvero, il salotto buono su cui mostrarsi seduto, a chi quel salotto se lo sognava. Erano gli anni sessanta e l’auto questo era.
Siamo nel 2018, le auto rappresentano ben altro, ma il contrasto facilita il pensiero che vede Carovigno ancora una volta in attesa, adagiata sulle prime murge, che aspetta la definizione della propria identità. Sta lì, come quell’anziano proprietario nella vecchia fiat, che spera perchè arrivi una nuova primavera. Qualche mese fa l’amministrazione comunale è stata commissariata per avvenuta dimissione della maggioranza dei consiglieri col sindaco relegato al ruolo di ex. In 11 da un notaio a firmare l’atto come fosse un rogito, una divisione ereditaria.
Carovigno, amministrazione a parte è una identità consolidata nella più variegata corporazione delle città del buon mangiare e della bella ospitalità. La marina di Carovigno annovera Torre Guaceto, ma anche il polo turistico che gravita attorno a Santa Sabina. Le sue campagne sono costellate di masserie dalla forte attrattività ed il centro urbano una sequenza senza soluzione di continuità di luoghi del gusto, ma la sua identità politico-economica non ha trovato ancora un efficace e saldo rapporto, per definire un diffuso e costante senso di partecipazione ad un progetto di sviluppo condiviso.
A seguito delle elezioni per il rinnovo del parlamento italiano, la cittadina è rimasta orfana anche del suo rappresentante a Roma, il Senatore fittiano Vittorio Zizza, già sindaco di Carovigno mentore, poi smentito dell’appena ex sindaco Carmine Brandi, sostenuto nel 2015 da: FdI-AN, lista civica: carovigno duemilaventi, movimento politico schittulli, oltre con fitto, FI, noi con salvini.
Dal 18 gennaio è subentrato il commissario prefettizio Onofrio Padovano, già sub-commissario al Comune di Brindisi, che guiderà la gestione commissariale sino alle elezioni amministrative anticipate.
Nel frattempo, come i giovani che ho visto in chiesa provare i passi della via Crucis, tutti i cittadini si riuniscono in piccoli gruppi, chi in strada, chi nel caldo accogliente dei circoli, intenti a riprendere il filo di un percorso politico, che ha bloccato ogni programmazione possibile, per quel futuro di Carovigno tanto prossimo dall’essere consolidato.
Il tempo della riflessione politica, coincide con quello della quaresima e fare memoria di quello che è accaduto e capire se e chi abbia tradito il mandato elettorale, non fa pariglio col sacro, ma per analogia somiglia alla ricerca e all’emarginazione del giuda che si è magari venduto per i fatidici 30 denari.
A Carovigno serve stabilità amministrativa, per gestire le ricche opportunità turistiche che sono state costruite negli anni, come serve pure affrancarsi dalle vecchie baronie politiche, che come quelle terriere si comportavano al pari di quell’ombra d’uomo seduta nella 1100 R. I più anziani ricorderanno qual era lo sguardo torvo o compiacente con cui, dal finestrino dell’auto, “lu patrunu” guardava il bracciante in trepidante attesa, nella piazza del paese, per una giornata di “fatìa”.Tutto dipendeva da quell’occhiata, tutto poteva succedere secondo lo sguardo muto di chi, innominabile, gestiva e comandava della vita e della sorte dei cafoni.