Cooperazione, una tavola imbandita per i cittadini

Sarà capitato a molti di noi, soprattutto d’estate, di essere invitati a una cena in cui ognuno porta qualcosa. Amici ospitali mettono a disposizione uno spazio della loro casa, un patio, un terrazzo, un giardino, che diventa luogo di piacevole incontro conviviale. Gli ospiti, nei giorni precedenti, si interfacciano prendendo, ognuno di loro, un impegno culinario che risponde al piatto forte per il quale, generalmente, si spendono con maggiore talento e con risultati impareggiabili.
A qualcuno si concede benevolmente di occuparsi delle bibite, o dei piatti, bicchieri e posate di plastica, o ancora della frutta. La condiscendenza del minore impegno davanti ai fornelli viene garantita a chi non potrebbe, per proprie disponibilità e risorse, fare diversamente e la cui presenza è, però, molto gradita.
Il risultato è esaltante, primi, secondi, contorni, frutta, dolci si avvicendano sulla tavola in un trionfo di colori, profumi, sapori che travolge i sensi appagandoli in ogni possibile desiderio del palato. Ce n’è per tutti. L’abbondanza, generosamente, lascia traccia di sé nei giorni seguenti quando, pur di “finire tutto”, ci si continua ad incontrare sino all’ultimo boccone possibile, e offre un gradevole alibi per continuare a vedersi.
Col minimo sforzo di ognuno si riesce a ottenere il massimo dei benefici. Si chiama cooperazione. Perché la tavola sia imbandita ognuno deve assumersi un compito e definirsi all’interno di esso (preparo un primo che so cucinare bene), mantenere l’impegno di portarlo a termine, non sovrapporsi e non sostituirsi ai compiti altrui (il rischio sarebbe, per esempio, avere a tavola solo dei primi per centinaia di porzioni, cucinate male da chi saprebbe fare meglio un secondo, un contorno o un dolce).
Nell’ambito dell’assistenza sanitaria e sociale riuscire a cooperare per fare sistema, creando reti, favorendo l’integrazione di tutti gli attori coinvolti, sanità, enti locali, istituzioni, sicuramente potenzia tutti gli interventi. E’ come imbandire una tavola, a favore del cittadino, dove ogni portata favorisce il nutrimento dei bisogni socio-sanitari, trasformando ogni peculiarità d’intervento in un complesso e abbondante sistema di assistenza.
Sediamoci ai tavoli, tutti noi operatori, immaginandoci come conviviali, orgogliosi di apparecchiare con il miglior piatto che sappiamo cucinare e con la fiducia che tutti abbiano il loro piatto da offrire.