Le parrocchie e il web: quando la fede si fa social tra messe e rosari in diretta

Nello scenario ecclesiale italiano sono tante ormai le parrocchie e le diocesi che hanno scelto di utilizzare Facebook, in particolare, per informare e trasmettere notizie ai propri fedeli.
Si chiama, per usare termini appropriati, “Chiesa mediale” perché, se è vero che i social hanno trasformato la società della comunicazione, per quanto riguarda la Chiesa essi servono, anche, ad evangelizzare/inculturale l’umanità presente nella Rete.
Secondo l’ultima ricerca di don Alessandro Palermo, specializzato in Comunicazione Pastorale, in Italia, al 2016, circa 68 diocesi possiedono, istituzionalmente, (quindi non tramite tv, radio o giornale) un profilo social (il 55% su Facebook, il 35 % su Twitter, il 5% su Instagram).
Su Youtube, invece, sono per lo più 90 le diocesi italiane ad avere aperto un canale istituzionale ma, ad oggi, sono solo 53 i canali aggiornati.
E nella nostra Provincia?
La Diocesi di Oria, guidata dal Vescovo Vincenzo Pisanello, è presente su Facebook dal 2012 e seguita da quasi 1800 follower.
Nella pagina, aggiornatissima, sono presenti notizie sulla pastorale, i video delle Messe, i messaggi del Papa sulla Quaresima nonché le dirette degli incontri culturali.
Meno aggiornata la pagina dell’Arcidiocesi Brindisi – Ostuni, guidata, invece, da Mons. Domenico Caliandro, ferma al 26 agosto 2013, nell’occasione del primo Pontificale di Mons. Caliandro nella Basilica Concattedrale di Ostuni in onore di Sant’Oronzo.
Più attive le Parrocchie brindisine: Ceglie Messapica è presente su Facebook con la Chiesa Maria SS Assunta, San Rocco, San Lorenzo e Maria Immacolata nonché con i Padri Passionisti; Villa Castelli con la Parrocchia di San Vincenzo dè Paoli, la più popolosa con oltre 2500 follower e Cellino San Marco con la Parrocchia dei Santi Marco e Caterina dove don Luca D’Agnano condivide, anche, i momenti conviviali con le coppie dei fidanzati che ha accompagnato nel loro cammino o gli appuntamenti della settimana.
Oltre mille follower per le Parrocchie Santa Maria della Neve e San Giuseppe Lavoratore di Latiano.
“Così come don Bosco nell’’800 fondò l’Oratorio con lo scopo di accogliere i giovani che si trovavano in una situazione di precarietà, così i preti di oggi ci stiamo adeguando al nuovo modo di comunicare, anche, ai giovani”. Questo è il messaggio di don Fernando Dellomonaco, appena 33enne, parroco di San Giuseppe Lavoratore a Latiano, insultato, qualche settimana fa, duramente con commenti che sono andati oltre la decenza ( minacce di violenza fisica) per aver recitato il Santo Rosario in diretta su Facebook.
“Se avessi saputo che tutto ciò avrebbe avuto quell’eco mediatico, non lo avrei fatto o avrei trovato altri mezzi – commenta don Fernando – ma adesso mi rendo conto che questo strumento ha un potere importante: può educare i ragazzi al rispetto, all’accoglienza, alla diversità di pensiero. Un po’ quello che è il compito della Famiglia e della Scuola”.
A mezzanotte, quando il prete, ha iniziato il Rosario in diretta, i cosiddetti haters del web, hanno pensato bene di rivolgergli insulti, minacce e pure bestemmie: in 852 commenti, 7.130 visualizzazioni e 24 condivisioni è andato in scena tutto il campionario che gli odiatori da tastiera, hanno a disposizione.
Solo per fare degli esempi, tra le reazioni meno offensive e blasfeme, ce n’è stata una in cui s’invitava il sacerdote a cambiare spacciatore, un’altra in cui gli si consigliava di cercarsi un lavoro o, addirittura, commenti sul kamasutra applicato ai Santi.
Don Fernando, persona gentile, educata, credente, rispettosa degli altri, non si è curato di loro e, imperterrito, ha proseguito sin quando non sono terminati i grani della corona dell’amato rosario.
“Nelle settimane successive ho continuano con questa opera di evangelizzazione – continua don Fernando – per dare la testimonianza che, nonostante il limite alla libertà, bisognava andare avanti. Certo, dietro a quegli insulti c’ero io che ho una solidità morale ed un carattere che non si arrende ma, spesso, penso che poteva trovarsi una persona fragile come, purtroppo, accade e come, purtroppo, la cronaca racconta di depressioni e suicidi che ci sono dietro alle offese. Ma penso, anche, che questo strumento può raggiungere qualsiasi persona in tutto il mondo ed aiutare a portare la Parola di Dio a coloro che, per diverse ragioni, non possono venire in Chiesa ma, anche, aiutare altri ad entrare in Chiesa. E se per dare forza, consolazione, fare del bene serve Facebook perché la Chiesa non deve usarlo? Il Papa è una figura social per eccellenza, a cui anche noi dobbiamo guardare per imparare a comunicare. Dobbiamo iniziare a diffondere l’idea che la sfida della Chiesa consiste nel saper cogliere il digitale, anzi i social media, come luoghi privilegiati per riflettere le proprie idee, riflettere in questi luoghi la bellezza della fede, perché questi luoghi sono fatti di persone, sono pieni di persone. Sono pieni di donne e uomini che hanno voglia non solo di fare delle domande, ma anche di trovare delle risposte”.
E già, perché, anche, Papa Francesco è social con un profilo Twitter con quasi 5 milioni di follower, dove, ogni suo pensiero diventa virale, si diffonde, raccogliendo migliaia di condivisioni perché la comunicazione è un’importante azione pastorale, serve non solo a informare ma, soprattutto, a creare la comunione e a mostrare il volto della Chiesa a chi lo frequenta e a chi non lo conosce o conosce solo in modo approssimativo. Le Comunità Ecclesiali, come ogni realtà sociale e umana, hanno bisogno di progettare e fare comunicazione se vogliono mantenersi “vive” e capaci di offrire il proprio “tesoro” (il Vangelo).