di Elena Giuliano per IL7 Magazine
Diverse le scuole di pensiero su quale sia la sua pronuncia, c’è chi lo chiama “mim” oppure“mem” o chi semplicemente “meme”. Ma cos’è? Per gli inesperti del mondo dei social network sarà sicuramente di difficile individuazione. Dall’inglese meme appunto vuol dire imitare e, in parole povere è proprio questo il suo fine. Negli anni è diventato un vero e proprio strumento sociale attraverso cui un atteggiamento dogmatico viene diffuso e imitato all’occorrenza. Si perché essi nascono da semplici disegnetti raffiguranti un’espressione facciale o una scenetta vera e propria ma, pian piano stanno prendendo piede sempre più vere e proprie fotografie di personaggi famosi (e non), la cui espressione è particolarmente giusta per rappresentare uno stato d’animo ben preciso e condivisibile da tutti.
Insomma, piccoli ritratti che in situazioni precise descritte, riescono a suscitare il riso degli utenti e spesso, vengono usati anche nelle conversazioni verbali.
Naturalmente, si è esteso tutto anche alla politica e, in periodo di elezioni si sa, il web si scatena. Non mancano dunque le facce dei vari candidati montate a destra e a manca insieme a qualche canzone strana o frase, che sia propaganda?
Si potrebbe parlare forse come di una sorta di satira 2.0 che però non è fatta di disegnatori professionisti ma richiede solo un po’ di abilità nello smanettare con i programmi a disposizione. La libertà di espressione sempre più forte che ci porta persino a includere questi elementi nell’immaginario collettivo, tanto da diventare quasi un linguaggio universale: non solo mera ironia.
Insomma, pare che anche nel decidere i trend comportamentali i social si siano lentamente insinuati, sempre più persone parlano per riferimenti, per citazioni e adesso anche per memes perché si sa, imitare è sempre meglio che osare. E chi lo sa, forse l’unico modo per sottrarci a questa dittatura è abbandonarcisi.
Alla fine della fiera così, si aggiunge un nuovo verbo nel dizionario del nuovo millennio: “memare”.