Quando Gigi Proietti vestì i panni del vescovo di Brindisi e raccontò la Crociata dei bambini

Nella sua straordinaria carriera e tra i mille personaggi interpretati, Gigi Proietti annovera anche un primato che lo lega indissolubilmente Brindisi: ha messo in scena l’unica rappresentazione italiana di “The Death of bishop of Brindisi”, “La morte del vescovo di Brindisi”, scritta nel 1963 dal compositore italiano Gian Carlo Menotti (ideatore del Festival dei due Mondi di Spoleto). E fu proprio a Spoleto che l’opera, più volte messa in scena negli Stati Uniti, venne rappresentata nel giugno 1996.
La cantata narra di una crociata di bambini, esaltati e inermi, che si imbarcano a Brindisi per liberare la Terra Santa, ma fanno naufragio. I bambini credevano che Dio li avesse scelti per liberare Gerusalemme senza armi: dopo il fallimento delle precedenti Crociate, sembrava aver indicato che disapprovava una lotta per la Città Santa, con la forza di braccia. Molti adulti condivisero questa convinzione e sostennero la partenza dei bambini.
L’opera non racconta la crociata, ma la disperazione del vescovo di Brindisi che in punto di morte si sente oppresso dal rimorso per aver propiziato, con la benedizione della nave in partenza, la morte di tanti innocenti.
Assistito da una suora, il vescovo ripercorre, con animo straziato, la partenza dei bambini, l’incoraggiamento del popolo, la tempesta, i flutti, le urla degli innocenti al momento del tragico naufragio, l’invocazione di mamma e papà e infine la loro morte. Muore anche il vescovo, avvelenato dai ricordi, da una crisi profonda, che gli fa dubitare di Dio.
Per l’occasione e per renderne più immediata la comprensione del testo inglese, a Spoleto la Cantata, fu preceduta dalla lettura del testo in italiano da Gigi Proietti nel ruolo del vescovo di Brindisi e Paila Pavese della suora-perpetua.
“Il problema irrisolvibile dell’uomo a cui presto la parola, è d’avere sulla coscienza la morte di tante vite giovani autorizzate a navigare verso l’ Islam senza un dovuto scrupolo, un minimo distinguo”, raccontò Proietti quando gli si chiese di quella sua esibizione su corde così doverse dai personaggi che interpretava. “Lui chiede a Dio come mai abbia acconsentito una tale leggerezza. Un rovello civile. Ed è un’istanza che io trovo molto emozionante”.