The day after – Racconti al balcone

Oggi è il mio ultimo giorno di vita. C’è silenzio intorno a me. Sento un ronzio che si avvicina, deve essere il robot di cui ho sentito parlare. Una volta erano solo gli uomini a disinnescarci. Ora è tutto cambiato, lo so ben io che me ne sono rimasta nascosta, quieta, per quasi ottanta anni. Me la ricordo come fosse oggi, quella notte. Eravamo tutte stivate strette strette, come bravi soldati pronti a fare il loro dovere. “Andate e distruggete” era stato l’ordine. Non ci chiedevamo perché. Poi il portellone si è aperto e mi sono ritrovata a volare. La città era buia sotto di me, ma c’era la luna piena. Così l’ho vista. Il mare scuro fra le corna del cervo, lo scintillio delle colonne, le ombre dei castelli. Non so cosa mi sia successo. Scrupolo, forse, o ammirato stupore di fronte a tanta bellezza. Decisi così, all’improvviso. Mi rifiutai di fare il mio dovere. Disertai. Sono caduta in periferia, affondando nella terra morbida. Nessuno se ne è accorto. Sentivo il rombo degli aerei, le sirene, il rumore sordo delle mie sorelle, le urla, i pianti. Poi i cingoli dei carri armati e le grida di giubilo. La guerra era finita. Tutto è cambiato. La repubblica, le gonne più corte e i capelli dei ragazzi che si allungavano. Le motobarche per Sant’Apollinare, i traghetti per la Grecia, la mellonata. Le femministe e le contestazioni. Una città in espansione. Le industrie hanno preso il posto delle spiagge. C’era lavoro in abbondanza. Ho tenuto a battesimo un nuovo quartiere. Io ero sempre sola soletta in un campo incolto. A volte qualcuno si avvicinava. Ragazzi che parlavano d’amore, vecchietti alla ricerca di cicorielle selvatiche, auto piene di sigarette. Me ne restavo in silenzio, attenta a non farmi scoprire. Ho imparato il dialetto. What do you want? Ccè vuei? Where are you going? Addò sta vvai? Riso, patate e cozze al posto del porridge. Però non ho perso l’accento inglese. Lo tengo come un vezzo. Tanto non è previsto nessuno Ius Soli per noi bombe. Resterò straniera per sempre, anche se ormai mi sento brindisina a tutti gli effetti. Un giorno ho sentito un grande trambusto, proprio vicino a me. Ho avuto paura che mi scoprissero. Invece mi sono ritrovata accanto ad un cinema. È stato bellissimo. S
entivo i passi sopra di me e tante chiacchiere e commenti. Avevo lasciato film in bianco e nero e ora trovavo effetti speciali e colori. Dolby surround invece del semplice sonoro. Mi piacciono i supereroi, specialmente quelli che sanno volare. E le storie romantiche, sono una sentimentale. Però i miei preferiti sono i film di James Bond. 007, al servizio di Sua Maestà. La fedeltà alla corona non si perde mai. Sono partita che c’era il re Giorgio VI. Ora invece è regina sua figlia Elisabetta. Da quanto ho sentito, una tipa tosta. Good save the queen, sempre. In tutto questo tempo, mi sono spaventata solo una volta. Un grande botto mi ha riportato alle notti di paura. Non era la solita intimidazione, avevo imparato a riconoscere le bombette vigliacche. Quella volta però era una cosa seria. Ne ha fatto le spese una povera ragazza. Melissa, si chiamava. Morta come in guerra ma in tempo di pace. Un dolore che non passa. Un giorno è arrivata una ruspa, volevano ingrandire il cinema. Ero contenta: nuova sala, nuovi film. Se l’avessero costruita proprio sopra di me, avrei potuto sentire anche meglio. Il problema è che ero troppo vicina e così mi hanno urtato. È successo un macello. Si sono preoccupati tutti. Avrei voluto rassicurarli, dirgli che ero innocua, che non avevo alcuna intenzione di fare del male a nessuno. Avevo scelto di essere pacifista molto tempo prima. Mi ero integrata, mi sentivo a casa. Mi hanno studiato e ristudiato e valutato la mia pericolosità. Io che ho scelto di tradire la mia patria per amore di una terra nemica, non sarò ricordata per questo ma per la più grande evacuazione della storia d’Italia. Ho sentito parlare di altre che, come me, avevano scelto di contribuire alla vita, invece che alla distruzione: Torino, Bolzano, Battipaglia. Non solo in Italia. Tutta l’Europa è cosparsa di compagne ammutinate, note dissonanti in un piano di morte. Le rivoluzioni cominciano da un piccolo passo. A guardarmi bene, la mia forma ricorda un po’ quella di una sardina, anche se ho una spoletta al posto della coda. Ma nessuno ha intonato inni per me. Nessuno ha proposto di conservami come simbolo, se non come segno di gratitudine, almeno come monito. Avrebbero potuto lasciarmi lì, circondata da pareti di cemento e costruirmi una aiuola intorno. Sarei stata felice, in mezzo a fiori profumati. Avevo ancora tanti film da vedere, tante voci da sentire. Invece, ora il mio momento è giunto. Sarò disinnescata e trasportata in una cava. Mi faranno brillare. Come una stella. Tranquilli, terrò fede alla mia decisione: non scoppierò. Ma se questa deve essere la mia fine, voglio andarmene come una star di Hollywood, sbalordendovi con una citazione cinematografica: “Io ne ho visto cose che voi umani non potreste immaginarvi. Navi da combattimento in fiamme al largo dei bastioni di Orione. E ho visto i raggi B balenare nel buio vicino alle porte di Tannhäuser. E tutti quei momenti andranno perduti come lacrime nella pioggia. È tempo di morire. Addio Brindisi, ti ho voluto bene”.

La vignetta è di Giuseppe Brunetti