Una Via Crucis nelle acque del porto interno: per la prima volta nella storia

Per la prima volta nella storia della città, a Brindisi è stata realizzata la “Via Crucis” nelle acque del porto interno. L’atto devozionale, voluto dalla comunità dell’unità parrocchiale del Centro, guidata da don Mimmo Roma, ha visto convergere con dinamica azione di collaborazione autorizzativa, le varie istituzioni impegnate nella gestione ed amministrazione del territorio.
Dal canto loro, le varie comunità del territorio, non hanno fatto mancare il proprio impengo ela propria presenza.
Il bisogno di un segnale forte, che non tradisse seconde finalità, è stato vissuto nelle ore dello scorso lunedì, primo giorno della Settimana Santa. Dalla scalinata virgiliana, si sono apprestate sulle banchine del porto, tutte le energie che hanno voluto dare segnale di presenza. Uomini, donne , ragazzi.
A bordo di una motovedetta, ha preso posto la Croce ed un corteo di barche le hanno fatto scia lungo il tragitto, che ha costellato il porto di “stazioni” punti d’incontro e di meditazione, che andavano ogni volta ad “ammagliare” annodare con il filo della memoria i vari luoghi, facendoli convergere ed unire alla grande simbologia rappresentata dalla via dolorosa del martirio del Cristo.
Un bisogno perché nel tanto rumoroso chiasso di una quotidianità, vissuta nel frastuono, si facesse vivo e presente un momento di silenzioso ascolto di un messaggio che nella sua drammaticità, cela e svela un percorso di speranza. Così almeno per i tantissimi cittadini cristiani.
Brindisi, “porto di speranza” di trimillenaria esperienza, è diventata in quelle ore lo straordinario emblema di una comunità che sa cosa vuole e dove cercarlo.
Suggestiva la semplice visione notturna dello specchio d’acqua punteggiato dalle decine di imbarcazioni; commovente al limite della commozione, l’incontro della “Croce” col Monumento al Marinaio d’Italia, simbolo e testimonianza del dolore umano su cui si fonda ogni nostro sorriso, ogni nostra speranza.
Le decine di migliaia di vittime delle guerre, di cui si fa memoria nella Cripta del Monumento, rappresentano la testimonianza più elevata, del servizio al bene comune e a quello supremo della pace tra i popoli.
Le bandiere d’Italia, d’Europa e quelle delle varie associazioni d’arma e combattentistiche della provincia di Brindisi, hanno voluto simboleggiare il filo che unisce la memoria, attraverso la Croce a bordo della motovedetta, alla speranza che riapproda alla città.
Per l’occasione, la Cripta, è rimasta aperta ed illuminata, l’ara votiva, ha visto la sua fiamma, accesa, offrendo sacrale visibilità al doloroso ricordo dei marinai caduti in mare.
Il cronista avrebbe la tentazione di far rilevare come e quanto è accaduto, sia il prodotto di uno sforzo di privati cittadini, associazioni ed enti che non sanno di aver collaborato per il medesimo obiettivo e questo rende ancora più eccezionale l’evento.
Suggestioni, emozioni, meditazioni ed anche semplice curiosità, hanno accompagnato un evento, unico nel suo genere, che potrebbe rappresentare un ulteriore elemento di consapevolezza, perchè una comunità, non ha bisogno di grandi programmazioni, ma di una costante azione di testimonianza, nel praticare le proprie tradizioni.
In certi ambienti, si usa dire che tutti i brindisini sono stati, allineati e coperti, nel percepire e vivere un momento di unità che è prova di presenza, consapevole e responsabile di essere cittadini di una comunità adulta. Brindisi merita molta più attenzione e cura e che quando ci si mette di buona volontà poco importano i protagonismi e la il presenzialismo dei soliti inutili idioti.
Lunedì 15 aprile 2019 è andata in scena una prova generale, che ha verificato l’esistenza in vita di una comunità.
Nel mentre dalla banchina si ascoltavano le meditazioni, ci si scambiava l’intima partecipata emozione di vivere un momento di aggregazione, serpeggiava una vena di pessimismo, al sussurro: “noi a Brindisi siamo sempre i primi a fare le cose belle, poi l’anno successivo, sono i baresi a diventare i protagonisti”. Il richiamo al fatto che il porto langua e vede diminuire ogni anno la sua capacità attrattiva dei traffici passeggeri e merci, a scapito dello scalo barese, era la velata protesta contro l’incapacità di sovvertire questa tendenza.
A quanti si sono segnati col segno della croce, a quanti, hanno rimessi in gioco energie rinnovate, per ridonarsi un’opportunità di vivere in una città normale, a quanti hanno lasciato uno sguardo cinico ed indifferente, alle quiete acque del porto, un segnale pulito e netto pare essere arrivato, Brindisi c’è ed ha tutto il desiderio di risorgere dopo un tempo lunghissimo di depressione, sociale ed economica.