I funerali di Erich Priebke nella Diocesi dell’ex vescovo di Oria: “Non l’avrei permesso”

Si stanno svolgendo in questo momento ad Albano Laziale (Roma), tra grida di indignazione, calci e pugni al carro funebre, le esequie dell’ex capitano nazista delle SS Erich Priebke, il boia della strage delle Fosse Ardeatine, morto all’età di 100 anni venerdì scorso. Il rito è celebrato in forma privata nell’istituto Pio X, appartenente ai padri Lefebvriani. Ma la Chiesa cattolica, con questa scelta, non c’entra. A spiegarlo a Senza Colonne News è monsignor Marcello Semeraro, vescovo della Diocesi di Albano Laziale, e già vescovo della Diocesi di Oria. “Stiamo parlando di una realtà che non è in comunione con la Chiesa cattolica – spiega Semeraro – per cui non hanno dovuto chiedere alcuna autorizzazione alla mia diocesi per svolgere questa esequie”.

E se lo avessero chiesto? “La mia posizione su questa vicenda sarebbe stata la stessa già espressa dalla Diocesi di Roma. Non avrei accettato. Ovviamente nessuno può impedire alla famiglia di pregare per il congiunto defunto e per il suo affidamento alla misericordia di Dio. Ma in questo caso sarebbe stato più opportuno che le esequie si svolgessero in forma del tutto privata, cioè nella casa che ospitava le spoglie del defunto”.

La Chiesa può quindi rifiutarsi di celebrare delle esequie religiose? “Il diritto canonico – spiega ancora monsignor Semeraro – lo prevede esplicitamente per quei casi in cui la persona in questione si sia macchiata in vita di crimini ormai accertati, esecrabili, per i quali non ha mai mostrato pentimento. Erich Priebke, le cui colpe sono ormai state accertate e riconosciute, ha sempre dichiarato di non essersi pentito per quanto fatto. Per questo avrei rivolto ai famigliari la stessa richiesta già fatta dalla Diocesi di Roma, chiedendo esequie private e non pubbliche. Ripeto, è una possibilità prevista dal diritto canonico. Una legge della chiesa che anche la fraternità di Pio X, che ha dato la propria disponibilità alle esequie pubbliche, conosce bene. E non capisco perché abbia deciso diversamente”.

Emilio Mola