
Anche questa sera i lavori per la costruzione della recinzione in via del Mare sono proseguiti con betoniere e colate di cemento. Formalmente la ditta appaltatrice (l’impresa Roma) lo può fare in quanto dall’Autorità portuale è giunta solo una richiesta verbale ma nessun ordine formale di sospendere i lavori. E così anche oggi i vigili urbani si sono limitati a effettuare i rilievi fotografici e li hanno messi a disposizione del Comune.
Una cosa è certa: sulla richiesta, formalizzata in termini molto schietti dalla sindaca Angela Carluccio che invitava al buon senso, auspicando che i lavori fossero interrotti sino a lunedì, quando Comune e Authority si incontreranno formalmente sulla questione, sia l’ente portuale che la ditta hanno fatto orecchie da mercante. Il commissario Mario Valente ha assicurato di aver chiesto la sospensione dei lavori ma non ha mai formalizzato l’ordine alla ditta. E così si continua a buttare cemento.
Del resto la storia travagliata della recinzione, nelle ultime settimane, sembra aver alzato notevolmente il livello di tensione tra i due enti, soprattutto a livello tecnico. Al punto che il Comune potrebbe decidere, visto che è nelle sue facoltà, di emettere un’ordinanza per bloccare i lavori non essendo di fatto mai formalmente approvata, a Palazzo di Città, la variazione del progetto che ha trasformato la bella recinzione in cristallo trasparente (che doveva richiamare quella del nuovo cavalcavia pedonale) in un orrendo muro con il quale viene nuovamente tolta la possibilità ai brindisini di godere della vista del mare.
Originariamente la recinzione rientrava nei lavori di rigenerazione urbana progettati dai tecnici comunali e a carico di Palazzo di Città. Il progetto prevedeva una “barriera invalicabile ma nel contempo trasparente”, proprio per permettere di fruire visivamente del fronte mare da parte dei cittadini. Anche questi lavori, approvati con delibera di giunta nel marzo 2010 così come quelli per la ristrutturazione dell’area occupata un tempo dai binari della stazione marittima, dovevano essere a carico del Comune.
Nel frattempo, siamo nel gennaio 2013, l’Autorità portuale ha approvato il progetto esecutivo e bandito la gara d’appalto relativa ai lavori di completamento delle infrastrutture di security nel porto di Brindisi. Tra queste, era prevista la realizzazione di un’area extra Schengel per l’attracco delle navi da crociera sul lungomare: in pratica si voleva realizzare una barriera amovibile, in pannelli di plexiglas trasparenti, dell’altezza di 3 metri e mezzo e lunga 200 metri, da collocare partendo dalla stazione marittima e sino al bar Betty. Qualcuno forse ricorderà la legittima perplessità per un progetto che avrebbe di fatto precluso metà porto ai brindisini. La sezione di Brindisi di Italia Nostra sollevò in maniera molto ferma la questione trovando sponda nel Comune.
Alla fine si arrivò a un accordo: l’Autorità portuale avrebbe rinunciato a realizzare il muro “di Berlino” nel porto e avrebbe utilizzato quell’appalto, già affidato, per costruire a sue spese la famosa nuova recinzione su via del Mare. Fin qui al Comune sarebbe andato tutto benissimo: risparmiava una somma consistente e si sarebbe potuto concentrare sull’effettuazione dei lavori in via del Mare.
Le cose sono andate avanti senza problemi sino al 2014 quando il progetto esecutivo approvato nella conferenza di servizi (siamo nel mese di febbraio) confermava che la recinzione doveva essere “una barriera invalicabile ma nel contempo trasparente”. E questo anche se la Soprintendenza aveva scritto che il progetto condivisibile sotto il profilo della riqualificazione paesaggistica ma che quel vetro necessitava di una grossa manutenzione e rischiava di essere oggetto di atti vandalici. Anche il parere paesaggistico, rilasciato nel gennaio 2016, è favorevole, pur se si ritiene “avulsa e sproporzionata la scelta, priva di qualsiasi valenza estetico progettuale”.
Ma il Comune è andato avanti perorando il progetto originario, nel quale avrebbe tutt’altro significato quel cavalcavia trasparente che attualmente sembra davvero una cattedrale nel deserto e che invece va integrato con la recinzione di vetro.
L’Authority aveva imboccato invece già un’altra strada, anche in considerazione del fatto che, sentite anche le autorità doganali, la recinzione dovrebbe essere alta almeno tre metri e 30 e non 2,50 come risulterebbe quella in vetro.
Così i due enti hanno proceduto (ironia del caso visto che un tempo qui c’era la stazione marittima) su due binari reparati. E qui forse ha qualche responsabilità anche la giunta Consales, negli ultimi mesi prima del brusco stop, quando non si è resa conto che il progetto originario stava mutando.
E veniamo ai giorni nostri. Qualche giorno fa l’impresa Roma, titolare dell’appalto (400 mila euro), ha cominciato a tirare su il muro: base in cemento, parte superiore inclinata per evitare che possa essere scavalcata, rete in acciaio in maglie strette e piccole feritoie per consentire la vista, tipo quelle utilizzate dalle guardie carcerarie per spiare la situazione dei detenuti.
A questo punto c’è stato un carteggio non idilliaco tra Fabio Lacinio, responsabile dei lavori in via del Mare per conto del Comune, e Francesco Di Levrano, dirigente dell’Area Tecnica dell’Autorità portuale.
Quest’ultimo ha rammentato che nell’accordo tra i due enti non era formalizzato alcun impegno a realizzare la recinzione trasparente e che le esigenze doganali sono ben altre che avere un muro trasparente. Lacinio, nell’ultima comunicazione, ha ricordato che ad ogni buon conto l’esecuzione della recinzione del tratto interessato necessita del rilascio del permesso di costruire e allo stato non risulta alcuna istanza dell’Autorità portuale.
Mentre accade tutto questo, e in attesa dell’incontro tra Angela Carluccio e Mario Valente, non si è ritenuto neanche di compiere un atto di buon senso che non sarebbe costato troppo e avrebbe evitato il rischio che i rapporti tra i due enti si incrinino: lo stop ai lavori per qualche giorno. Invece, nonostante le rassicurazioni che il cantiere sarebbe stato messo solo in sicurezza, le betoniere hanno continuato a lavorare anche questa sera. E l’orrenda recinzione, che i brindisini rischiano di trovarsi a sopportare per chissà quante generazioni, prende sempre più forma. Complicando eventuali cambi di rotta.
(Nella foto in alto come sarà la recinzione decisa dall’Autorità portuale. Al centro le betoniere al lavoro oggi pomeriggio)