La zona nafta sarà bonificata e messa a disposizione della città: l’accordo tra Comune e Authority

L’ex zona nafta sarà bonificata dall’Autorità portuale che ne manterrà la titolarità ma verrà gestita di concerto con il Comune di Brindisi e diventerà una zona destinata a servizi per la città: lo hanno spiegato nel corso di incontro con la stampa tenuto dalla sindaca Angela Carluccio e dal commissario dell’Autorità, Mario Valente, cui ha partecipato anche il capo di Gabinetto del Comune, Nicola Zizzi.
La zona nafta del porto di Brindisi rientra tra le aree oggetto di un accordo risalente al 16 dicembre 1999, di cui una prima fase si è realizzata immediatamente (scambio tra Comune e Marina Militare, rispettivamente dei Capannoni “ex-Saca” lato mare e del parcheggio di Via Spalato) e una seconda, al momento ancora inattuata.

Tale seconda fase, assistita da un finanziamento Cipe di 32,5 miliardi delle vecchie lire, prevedeva che la Marina Militare, in cambio della realizzazione di un nuovo deposito nafta in località Capo Bianco, restituisse alla Autorità Portuale la vecchia zona nafta del Seno di Levante, che quest’ultima avrebbe dovuto bonificare. Quei soldi del Cipe erano destinati parte a una cosa, parte all’altra. Secondo questo accordo, la zona nafta doveva dunque pervenire alla Autorità Portuale, che, con le risorse appositamente previste, avrebbe dovuto provvedere alle “…relative opere di completamento e bonifica e definitiva sistemazione…”. Quella pianificazione è figlia di una visione che negli anni ’90 e anche prima era ampiamente condivisa a Brindisi: realizzare la stazione marittima nel Seno di Levante, lì dove era concentrato pressocchè tutto il traffico passeggeri (Proposta n.1 di Brindisi Prodest, progetto Iri-Bonifiche, Valigia delle Indie, ecc…).

A quegli atti sono seguiti anni di inerzia e di vicende alterne (come il tentativo di dirottare i finanziamenti del Cipe sulla caserma “Carlotto” del battaglione S.Marco, nel 2012, fallito per il diniego dei Ministeri competenti). Nel marzo 2016 viene tentato il “colpo di mano”: l’11 marzo viene convocato un tavolo tra Autorità Portuale, Marina, Regione, Provincia, Comune, Capitaneria, sul quale compare un documento (definito “addendum”), nel quale è previsto che l’intera somma del Cipe venga destinata ad un progetto di “ristrutturazione e ammodernamento dei moli del comprensorio Difesa” mentre, per la prima volta, viene scritto che la zona nafta, non strettamente necessaria ai fini portuali, sarà oggetto di contestuale immissione nella disponibilità del Comune, che qui si impegna a sue spese al suo totale recupero per usi urbani, previa bonifica della superficie”. In sostanza togliere i soldi destinati alla bonifica della zona nafta, e lasciare quest’ultima al Comune, lasciando a quest’ultimo la responsabilità di detenere, praticamente nel centro città, una area altamente inquinata e per la cui bonifica occorrerebbero milioni di euro.

Questo addendum fu firmato da tutti, ma non dal Commissario Castelli. Nel luglio scorso Marina e Autorità Portuale chiedono un incontro alla sindaca e gli sottopongono quel documento, chiedendogli di sottoscriverlo. La sindaca, supportata dai suoi collaboratori, ha valutato ben presto la non rispondenza di questo documento agli interessi dell’ente amministrato, ed ha intavolato una interlocuzione, finalizzata a riportare i contenuti almeno a quelli dell’Accordo di Programma del 1999 (finanziamento parte della bonifica della zona nafta, parte per le esigenze della Marina, seppur cambiate ripetto a quelle originarie).

La urgenza di definire il tutto era, ed è, comunque dettata dal fatto che i fondi Cipe, (oggi 17 milioni e mezzo di euro), sono già in “perenzione” e saranno definitivamente persi nel febbraio 2017. La trattativa, tenuta riservata per espressa richiesta dei militari, è stata serrata, ed a tratti dura, ma, con le armi del buon senso e della fermezza nella difesa degli interessi del territorio, ha portato ad una conclusione positiva: l’Autorità Portuale redige due progetti per il finanziamento Cipe, uno per la bonifica della zona nafta, uno per la ristrutturazione dei moli della Difesa e in cambio la Marina lascia libere le aree in questione.

Cosa fare su queste aree? Intanto, la fascia lungo le banchine, immediatamente liberata, consentirà finalmente di “chiudere” quel “circuito unico doganale” da tanti anni invocato, mentre le superfici ora occupate dai serbatoi, una volta bonificate a cura dell’Autorità Portuale, come si legge nel documento, “…saranno prese in consegna dall’Autorità Portuale, salvo ulteriore e successivo accordo tra questa ed il Comune per una sua possibile valorizzazione anche ai fini urbani”. Ma c’è di più: l’Autorità Portuale si è formalmente impegnata, ove i fondi Cipe si dovessero rilevare insufficienti per la bonifica (nessuno sa, infatti, cosa nasconde in realtà quel sottosuolo), a completare la stessa a proprie spese, trasmettendo gli atti e manifestando tale formale impegno, con cui trasmette agli organi ministeriali i verbali di accordo Comune-Autorità portuale-Marina Militare.
L’area potrebbe diventare un parco e in parte un parcheggio al servizio della città.