Per il 2017, non chiederti cosa può fare Brindisi per te, chiediti cosa puoi fare tu per Brindisi

di GIANCARLO SACRESTANO 

Per il 2017, non chiederti cosa può fare Brindisi per te, chiediti cosa puoi fare tu per Brindisi di Giancarlo Sacrestano Con ordinanza sindacale era stato fatto divieto di uso di qualsivoglia artifizio pirotecnico per festeggiare il passaggio dal vecchio al nuovo anno, ma a fare il botto è stata la decisione della prima cittadina che, alla vigilia del 2017 ha azzerato la giunta.
Molti attendevano questo gesto già da mesi, altri auspicavano persino le dimissioni dirette ed irrevocabili della Signora Carluccio per manifesta inferiorità rispetto al ruolo ricoperto. Le reazioni degli stessi alleati alla conferenza stampa di fine anno, rea di aver reso più evidente l’incomprensione tra partners e le tensioni interne alla maggioranza, unita ad un grado più che elevato di pressapochismo politico, non hanno permesso di misurare la reale tenuta della sindacatura, ma più semplicemente la sua stroncatura.
Nell’attesa che le liturgie della politica consumino i loro incensi e le lamentazioni più o meno gridate, più o meno giuste e lascino il posto ai compromessi, è doveroso registrare come sia troppo semplicistico racchiudere tutta la partita nel noviziato di Angela Carluccio, come pure nello scontato retropensiero che la legano ai leaders della coalizione che la sostengono.
Questa sindacatura, la stessa consiliatura affonda le proprie radici nelle sabbie mobili dell’assenza di una cultura democratica diffusa e praticata. Alla considerazione naturalmente ovvia che le elezioni non sono inficiate nella volontà del corpo elettorale, ognuno infatti è stato libero di esprimere il proprio voto – ci mancherebbe!!! – dall’altra e con forza va ribadito il concetto meno evidente che la formazione della volontà difetta del suo stesso apparato di valori. Non partecipiamo, non discutiamo, non condividiamo niente se non perché ci convenga. “Anche se le elezioni continuano a svolgersi e condizionare i governi, – ha spiegato il sociologo Colin Crouch – che per primo ha usato il termine “postdemocrazia” per definire lo scivolamento delle democrazie moderne verso il potere oligarchico (dei pochi), “il dibattito elettorale – si legge nel suo libro postdemocrazia ed. Laterza, 2003 – è uno spettacolo saldamente controllato, condotto da gruppi rivali di professionisti esperti nelle tecniche di persuasione e si esercita su un numero ristretto di questioni selezionate da questi gruppi. La massa dei cittadini svolge un ruolo passivo, acquiescente, persino apatico, limitandosi a reagire ai segnali che riceve.

A parte lo spettacolo della lotta elettorale, la politica viene decisa in privato dall’integrazione tra i governi eletti e le élite che rappresentano quasi esclusivamente interessi economici”. Brindisi ed i brindisini non sono estranei a questo percorso, ma su di essi e la città gravano altresì condizionamenti culturali rivenienti da un lontano retaggio di apatica accondiscendenza che bene è tradotta dal motto tutto brindisino “cati piru ca ti mangiu!” Tra le parole nuove, nuove, per capire lo stato di questi giorni: “post-verità” (!?!)
Non valgono più i dati scientifici, le ragioni reali, ma hanno il sopravvento alcune notizie, chiaramente false – bufale – che hanno una grande forza emotiva e coincidono talmente con le possibili immaginarie rappresentazioni della realtà, che alla fine diventano ciò che piace dire e udire.
Nascono e crescono grazie ai socialmedia, facebook in testa, dove albergano orde di odiatori on demand, sorta di evoluzione dei troll, provocatori di professione che del cazzeggio e della denigrazione fanno il loro hobby proferito. In politica, il dialogo tra le parti avverse, tende a inaridirsi: ne soffre il gioco democratico. La post-verità, ossessivamente ripetuta, tende a diventare un monologo. La ragione altrui non conta, figuriamoci il rispetto per l’opinione diversa!
In questo costante processo di delegittimazione è praticamente impossibile realizzare un vocabolario comune di riferimento; ogni parola, ogni gesto, ogni iniziativa è letta con un codice personalissimo che risponde allo stato emotivo e non alla ragione.
Il vero nemico pertanto si annida nella nostra incapacità di leggere e riflettere, di ascoltare, condividere o dissentire in forza di ragionamento. Tutti presi dal vortice dell’egocentrica visione secondo cui tutto il mondo gira intorno alle nostre emozioni, abbiamo dimenticato di emozionarci del vero e naturale bello. Brindisi, questo luogo straordinariamente affascinante, è diventato emotivamente rinnegato, persistentemente denigrato, offeso.
Di Brindisi, troppo spesso dimentichiamo che noi siamo parte inseparabile e se veramente intendiamo aderire ad un progetto di risanamento che salvaguardi il nostro capitale, Brindisi, le sue risorse, i nostri personali investimenti, una ed una sola è la via di uscita che la ragione suggerisce e che si traduce in quella domanda individuale che il 20 gennaio del 1961 John Fitzgerard Kennedy rivolse ad ogni americano, “Ask not what your country can do for you; ask what you can do for your country” facendo emergere dal cuore e dalla mente di ognuno l’orgoglio e il piacere di essere parte di un progetto-Paese. A nessuno, qui da noi, è richiesto di gareggiare con la gigantesca figura del presidente statunitense, ma seguire il suo insegnamento magari non ci farebbe male. Ognuno pertanto provi a misurarsi col suo principio fondamentale di corretta democrazia: “Non chiederti cosa Brindisi può fare per te, domandati cosa tu puoi fare per Brindisi”. Buon 2017 a tutti.