La Giornata della Memoria: ricordare per non dimenticare i razzismi. Il ruolo di Brindisi Capitale della integrazione

di Giancarlo Sacrestano

Tutti devono sapere. Nessuno deve tacere. Il 27 gennaio 1945, le truppe dell’armata rossa, sfondavano i cancelli del campo di sterminio di Auschwitz, mostrando al mondo il macabro e assurdamente violento progetto di morte che in quel luogo si perpetrava.
Per comprendere affondo le ragioni della data del 27 gennaio è bene tenere in mente 2 elementi.
Il primo elemento: la formula ufficiale approvata dall’ UNESCO nella sua 31.ma sessione del 28 giugno 2007 che recita: “Auschwitz-Birkenau è stato il principale e più noto dei sei campi di concentramento e di sterminio stabiliti dalla Germania nazista per attuare la sua politica di soluzione finale che aveva come obiettivo l’uccisione di massa degli ebrei in Europa.
Costruito in Polonia sotto occupazione nazista tedesca inizialmente come un campo di concentramento per i polacchi e più tardi per i prigionieri di guerra sovietici, divenne presto una prigione per un certo numero di altre nazionalità. Tra gli anni 1942-1944 è diventato il principale campo di sterminio di massa in cui gli ebrei sono stati torturati e uccisi per la loro cosiddetta origine razziale.
Oltre all’assassinio di massa di oltre un milione di uomini ebrei, donne e bambini, e decine di migliaia di vittime polacche, Auschwitz è anche servito come campo per l’assassinio razziale di migliaia di Rom, Sinti e prigionieri di diverse nazionalità europee.
In molti, spesso si riferiscono, presumibilmente soltanto alla localizzazione geografica del campo (comunque lo stato polacco non esisteva in quegli anni del funzionamento dei campi di sterminio; i territori sui quali i campi erano situati erano stati invasi e occupati dai nazisti tedeschi), inducendo senza volerlo in un errore che finisce col deformare la verità storica sullo sterminio perpetrato dallo stato nazista tedesco sul territorio occupato della Polonia e che insinua il dubbio sulle responsabilità dei polacchi, offendendo così la memoria dei milioni di cittadini di Polonia, ebrei e non, vittime del nazismo.

Il secondo elemento: gli articoli 1 e 2 della legge n. 211 del 20 luglio 2000 definiscono così le finalità e le celebrazioni del Giorno della Memoria:
“La Repubblica italiana riconosce il giorno 27 gennaio, data dell’abbattimento dei cancelli di Auschwitz, “Giorno della Memoria”, al fine di ricordare la Shoah (sterminio del popolo ebraico), le leggi razziali, la persecuzione italiana dei cittadini ebrei, gli italiani che hanno subìto la deportazione, la prigionia, la morte, nonché coloro che, anche in campi e schieramenti diversi, si sono opposti al progetto di sterminio, ed a rischio della propria vita hanno salvato altre vite e protetto i perseguitati.
In occasione del “Giorno della Memoria” di cui all’articolo 1, sono organizzati cerimonie, iniziative, incontri e momenti comuni di narrazione dei fatti e di riflessione, in modo particolare nelle scuole di ogni ordine e grado, su quanto è accaduto al popolo ebraico e ai deportati militari e politici italiani nei campi nazisti in modo da conservare nel futuro dell’Italia la memoria di un tragico ed oscuro periodo della storia nel nostro Paese e in Europa, e affinché simili eventi non possano mai più accadere”.
Durante il periodo di Brindisi Capitale, Con Regio Decreto n. 25 del 20 gennaio 1944, pubblicato sulla gazzetta ufficiale del successivo 9 febbraio si disponeva “la reintegrazione nei diritti civili e politici dei cittadini italiani già dichiarati di razza ebraica”.
A Brindisi, nel gennaio del 44 furono quindi firmati i decreti di abrogazione delle leggi razziali e gli uomini e le donne d’Italia, proprio da Brindisi ricostruirono, durante quel tragico secondo risorgimento italiano, le ragioni sulle cui gambe camminano le attuali giovani generazioni.
I brindisini, devono saperlo, non devono tacerlo. La loro città, è capitale della tolleranza, dell’accoglienza della rinata integrazione tra le persone di diversa razza o credo religioso.