I più intelligenti spesso sono i più problematici

 

James Hillman, nel testo “il codice dell’ anima”, cerca di tradurre quella sorta di linguaggio interiore cifrato che spinge il bambino ad agire, a seguire quella particolare individualità che è dentro di noi. Questa individualità, chiamata “ghianda”, “ daimon” o anima, vocazione, non è altro che l’immagine innata che ci definisce appena giunti al mondo,è il nostro destino da far emergere. La natura del “daimon” ci risulta nebulosa e si rivela per sprazzi di intuizioni, nelle improvvise passioni, che illuminano la nostra vita. Negarla ostinatamente, resistergli è fonte inesauribile di sofferenza, insoddisfazione e depressione . Hillman davanti un bambino solitario afferma : “ La solitudine appartiene anche all’infanzia. Il senso di solitudine può essere aggravato dalla paura del buio, dai castighi dei genitori, dal rifiuto dei compagni.. La sua fonte sembra essere la solitaria unicità del daimon. Se guardiamo da vicino il senso di solitudine, scopriamo che è composto di diversi elementi: nostalgia, tristezza, silenzio e un anelito dell’immaginazione verso qualcos’altro che non è qui e ora. Ricordando alla “ghianda” le sue origini”. E davanti a un bimbo, ansioso , refrattario alla scuola scrive: “ lo scarto tra ciò che vede la scuola e ciò che sente il bambino può influire in due direzioni. Il più delle volte i bambini che stanno seguendo la propria strada sono percepiti come non altezza, incapaci di imparare, addirittura stupidi. Forse dovremmo leggere in altro modo i dati di disturbi di apprendimento e i casi di difficoltà scolastica.”
Ci piacerebbe come pedagogisti , che la tristezza dei ragazzini sui banchi di scuola sia immaginata non tanto come fallimento, quanto come modello dell’operare della “ghianda”. In molti casi, l’intuizione del daimon non può assoggettarsi alla normalità dell’istruzione. Spesso , i bambini classificati, sono quelli con intelligenza superiore, inclini a perdersi in fantasticherie e con un anima così sensibile e aperta che l’Io non riesce a starle dietro e il suo comportamento risulta disorganizzato.
Per dirla con Hillman “ogni bambino è un bambino dotato, traboccante di dati: di doti, che sono tipiche sue e che si manifestano in modi tipici, sovente causa di disadattamento e di sofferenza.” Bisogna guardare i bambini con occhi diversi, senza pregiudizi, per entrare in empatia con loro e per entrare nella loro fantasia e per scoprire dentro di noi quel bambino/a che siamo stati/e. Attraverso gli occhi della magia e della fantasia possiamo comprendere che “tutti i bambini hanno gli occhi più grandi della bocca, sono narcisisti, egocentrici, vogliono attrezzi e strumenti che non sono in grado di maneggiare. Questo loro modo di vedere la realtà è dato dalla grandiosità della loro visione del proprio mondo interiore”.

Dott.ssa Federica Protopapa
Dott. Luigi Persano