Brindisi calcio, dieci indagati tra tifosi e politici per la cessione delle quote

Sarebbero almeno una decina le persone indagate tra tifosi del Brindisi calcio e politici – tra questi l’assessore allo sport Antonio Giunta – per presunte pressioni esercitate ai danni dell’imprenditore alberghiero Annino De Finis, affinché cedesse a titolo gratuito – come poi effettivamente accadde – le quote della società sportiva biancazzurra di cui era in possesso.
Tra gli amministratori coinvolti nell’inchiesta potrebbe figurare anche il nome del sindaco Mimmo Consales, il quale tuttavia smentisce di aver ricevuto alcun provvedimento da parte dell’autorità giudiziaria: segno questo che la sua posizione, eventualmente inserita in un primo momento nell’indagine, potrebbe già essere stata archiviata.

“Trovo difficile il mio coinvolgimento nell’inchiesta dal momento che ogni mio contatto con la società è stato pubblico – spiega il sindaco – Quello che io ho fatto è noto a tutti, in particolare alla stampa. Con Roma e De Finis non ho mai avuto alcun incontro in privato. Semplicemente fui contattato dai tifosi che mi chiesero una mano per il calcio brindisino. Così convocai gli imprenditori che lamentarono l’assenza di veri interlocutori, dal momento che gli stessi soci minacciavano ogni giorno di lasciare la squadra. Organizzai così un’assemblea durante la quale, ripeto pubblicamente, osservai che difficilmente dei nuovi imprenditori si sarebbero avvicinati, se prima i vecchi non avessero lasciato le loro quote. E infatti, quando questo accadde, si arrivò Flora. Inoltre in quel periodo mi mossi personalmente, trovando circa 200mila euro di sponsor per la società. Più di così non so cosa avrei potuto fare. Se poi questo impegno dovrà essere considerato un reato, ne prenderò atto. Ma ripeto, fino a questo momento non ho ricevuto nulla”.

La vicenda finita sotto la lente dei pubblici ministeri Antonio Costantini e Silvia Toscani risalirebbe ai convulsi giorni del cambio di proprietà ai vertici della società Città di Brindisi. Le pressioni sarebbero state esercitate lungo due fronti: lungo un versante avrebbero agito i tifosi con minacce ai giocatori per indebolire uno dei soci, Giuseppe Roma; sull’altro fianco avrebbero invece “lavorato” i politici indagati, rei d’aver marcato oltre il dovuto Annino De Finis. E sarebbe stato proprio De Finis, nel marzo scorso, a denunciare le indebite pressioni alla Digos, dando così la stura all’inchiesta tutt’ora in corso che coinvolgerebbe, come detto, almeno dieci persone.