Tangenti all’Asl, Borromeo fa scena muta davanti al gip. Cammassa: “Mai preso un euro”

Si è avvalso della facoltà di non rispondere Giovanni Borromeo, tra i principali indagati per i presunti appalti truccati alla Asl, interrogato oggi pomeriggio nel carcere di Brindisi dal gip Valerio Fracassi. Assistito dall’avvocato Roberto Cavalera Borromeo, descritto nell’ordinanza dallo stesso giudice come il “tecnico” della presunta associazione per delinquere incaricato di aprire defilato le buste contenenti le offerte delle aziende, ha preferito fare scena muta. Così Giuseppe Rossetti, anche lui in carcere, difeso dall’avvocato Raffaele Missere. Ha invece risposto alle domande del gip Cesarino Perrone, difeso dall’avvocato Oreste Nastari.

E come lui l’imprenditore Antonio Camassa, assistito dall’avvocato Gianvito Lillo, che entrando nel dettaglio della sua posizione – è accusato di associazione per delinquere – ha ribadito la propria innocenza, riferendo di non aver mai preso con quegli appalti il becco di un quattrino. Camassa in particolare ha spiegato al giudice di aver sì vinto due gare: ma la prima gli fu revocata 24 ore dopo; il secondo appalto fu invece bloccato per ben un anno e mezzo, e quando lo stesso ripartì l’imprenditore rinunciò con la sua azienda, ritenendo l’incarico antieconomico. Concluso il primo giro, domani si chiuderanno i restanti interrogatori di garanzia degli undici indagati finiti in carcere. Tra loro Emilio Piliegio e Roberto Braga (avvocato Massimo Manfreda) e soprattutto Vincenzo Corso (avvocato Rosario Almiento): il direttore dell’area tecnica della Asl, vero ganglio dell’intera presunta associazione per delinquere.