Un destino identico a quello del padre

Angelo Reschi ha terminato la sua vita nella stessa maniera in cui, tragicamente, l’ha persa sua padre: sul posto di lavoro. Angelo è rimasto orfano del papà all’età di 5 anni. “Era un ragazzo ineccepibile, non doveva morire; nessuno di noi riesce a realizzare la morte di Angelo perché è una disgrazia, non ho altre parole”. E’ annientato Antonio Fiocca, titolare dell’impresa del cantiere di via Barbaro Forleo a Francavilla dove questa mattina Angelo Reschi, operaio specializzato in montaggi di acquedotti e cloaca, è morto affogato dall’acqua e dal fango in uno scavo di appena due metri dopo che un tubo si è spaccato. “Era uno dei miei ragazzi migliori, sempre disponibile e impeccabile nel suo mestiere e sul posto di lavoro, non meritava una morte così. Il lutto in azienda proseguirà fino a lunedì perché tutti siamo sconvolti”. La dinamica dell’accaduto rimane ancora, su alcuni punti, molto oscura. Pare che l’operaio fosse sceso nella fossa – di un’altezza non superiore ai due metri – per misurare la quota di scorrimento del tubo quando parte del terreno ha ceduto sfasciando una tubatura ormai arrugginita e marcia. Da quel momento lo scavo ha iniziato a riempirsi di acqua che assieme al terreno ha formato delle vere e proprie sabbie mobili che hanno immobilizzato il 38enne non dandogli la possibilità di mettersi in salvo. Angelo ha subito chiesto aiuto ai colleghi che hanno cercato, ma invano, in tutti i modi di tirarlo fuori da quella fanghiglia. Il livello dell’acqua continuava a salire ma Angelo era ancora lì, impietrito, con gli occhi rivolti al cielo. “Ti tiriamo fuori, stai tranquillo” lo tranquillizzavano i colleghi. All’arrivo dei vigili del fuoco, dopo pochi minuti dall’accaduto, il corpo di Angelo era quasi sotterrato. I pompieri hanno infilato una cannuccia nella bocca dell’operaio per aiutarlo nella respirazione ma anche questo tentativo non è servito a salvargli la vita. Purtroppo non è stata utilizzata – stando alla ricostruzione fatta dell’incidente – nessuna idrovora (un tipo di pompa usata per assorbire ed asportare grandi masse d’acqua) perché, forse, questa sarebbe stata una soluzione per uscire l’operaio ancora vivo fuori da quello scavo che è diventato invece la tomba della sua vita. Questa mattina è stata eseguita la prima ispezione cadaverica sul corpo dell’operaio da parte del medico legale Antonio Carusi che ha confermato la morte per asfissia da annegamento. Intanto, la salma di Angelo Reschi si trova presso l’obitorio dell’ospedale di Francavilla a disposizione dell’Autorità giudiziaria.

Maristella De Michele