Nelle mani del Partito democratico il destino di Consales. E il suo

E’ tutto in bilico. Appeso ad un filo. Il futuro dell’esperienza amministrativa targata Mimmo Consales è nelle mani del suo partito, il Pd. Lui, il sindaco, non ha già fatto sapere di non aver alcuna intenzione di mollare. Ma l’ennesimo avviso di garanzia notificatogli ieri, col solito e poco edificante viavai di poliziotti che entrano a mani vuote in casa sua e negli uffici del Comune, uscendone con le braccia appesantite da faldoni e computer, comincia a pesare. E tanto. I suoi guai giudiziari potrebbero rivelarsi una bolla di sapone, o al contrario deflagrare da un momento all’altro innescando un’onda d’urto che investirebbe chiunque gli graviti intorno.

Sarebbe sufficiente che una sola delle inchieste avviate dalla Procura sul suo conto sfoci in una richiesta di rinvio a giudizio, perché Brindisi e la maggioranza si ritrovino con un sindaco non più “solo” indagato, ma imputato. La sua questione giudiziaria insomma, che a sinistra suona in automatico come “questione morale”, potrebbe riproporsi ancora e ancora nel prossimo futuro qualora si decidesse, oggi, di far finta di nulla. Questo i suoi compagni di partito lo sanno bene, e chiedersi se valga la pena di proseguire ancora con questo lento stillicidio o al contrario chiudere tutto in anticipo e ricominciare da zero, comincia a diventare un interrogativo sempre più martellante e legittimo.

Oltre che dalle inchieste per abuso d’ufficio, concussione, ricettazione e perfino riciclaggio, la figura di Mimmo Consales è stata nelle ultime settimane indebolita anche dall’esito del congresso provinciale e cittadino. I suoi candidati sono stati nettamente sconfitti dai renziani di Maurizio Bruno, Antonio Elefante e Salvatore Brigante. Nel Pd Consales è in chiara minoranza. E il confronto indotto dalla nuova indagine sul suo conto, potrebbe diventare l’occasione utile ai vincitori per far valere il proprio peso sugli sconfitti.
Anche a livello regionale le cose non sembrano volgere per il verso sperato dal primo cittadino. Tanto il segretario Sergio Blasi quanto il sindaco di Bari Michele Emiliano preferirebbero puntare alla chiusura della pratica Consales. E quindi a privarlo del sostegno in Consiglio comunale. Una mossa che per il Pd avrebbe un tasso di rischio pari a zero, dal momento che qualunque ipotesi di ribaltone con stampelle dell’ultima ora prestate dall’opposizione – dall’era del governo Monti il tandem Pd-Pdl non è più tabù – è stata spazzata via dalla richiesta formulata da Mauro D’Attis, capogruppo azzurro, di tornare al voto.

Per D’Attis gli effetti dei problemi giudiziari del primo cittadino non si limitano infatti alla sola sfera personale. Hanno al contrario conseguenze meno visibili, ma più distruttive, tali da coinvolgere l’intera città: “E’ l’intera macchina amministrativa – spiega il capogruppo azzurro – a subire il peso di queste inchieste. Quale funzionario o dirigente continuerà a firmare i suoi atti, sapendo di correre continuamente il rischio di pagare le conseguenze delle sue decisioni anche sul piano legale?”.

Dunque, al Pd la scelta. La riunione decisiva potrebbe essere quella convocata per questa sera, cui prenderanno parte consiglieri comunali, assessori e dirigenti. Qualcuno potrebbe utilizzare l’oggettiva condizione di difficoltà in cui politicamente e personalmente versa Consales per imporgli un rimpasto che soddisfi gli appetiti più voraci. Ma a quel punto la divisione tra le due correnti del partito degenererebbe in spaccatura aperta. Con tutte le conseguenze del caso.

Emilio Mola