“Non potevo lasciare la città in mano a un commissario prefettizio. Non in un momento così delicato”. L’avviso di garanzia? “Ho commesso delle leggerezze, credevo che al massimo avrei subito una sanzione amministrativa, non di certo un’indagine”.
Parla per un’ora di fila Mimmo Consales, incontrando i giornalisti a Palazzo Nervegna all’indomani della fiducia rinnovatagli dalla maggioranza. Fiducia messa in discussione dal terzo avviso di garanzia giunto martedì per aver versato 20mila euro in contanti a Equitalia, al fine di saldare parte di un vecchio debito da 300mila euro. Le accuse: riciclaggio, ricettazione e abuso d’ufficio. Niente a che fare, quindi, con l’indagine sulla News, a differenza di quanto sostenne lo stesso Consales nelle ore successive all’ennesimo blitz della Digos nei suoi uffici: “Sono venuti a prendere dei documenti relativi alla solita inchiesta sulla News” disse. Non era così.
“Se creerò imbarazzo alla città mi dimetterò”
Parla anche delle altre due indagini avviate sul suo conto dalla Procura di Brindisi negli ultimi 12 mesi (News-Motumus e Brindisi Calcio), esprimendo piena fiducia nell’operato degli inquirenti, ma ribadendo la sua estraneità ai fatti contestati. E sottolinea, ancora una volta, che a rinnovargli il sostegno nel vertice di ieri è stata “tutta e ripeto tutta la maggioranza. Nessuno escluso”. Ma precisa: “Se lo sviluppo di queste vicende dovesse mettere in imbarazzo la mia città non avrò alcuna difficoltà a rassegnare le mie immediate e irrevocabili dimissioni”.
“Un debito vecchio di 30 anni”
“Questo avviso di garanzia riguarda il versamento di una cifra di poco superiore a 20mila euro effettuate in varie rate agli uffici di Equitalia per una posizione debitoria che non mi appartiene, nei cui confronti ho presentato un ricorso in Cassazione che sarà discusso entro gennaio. Questa posizione debitoria è legata a una quota inferiore al 10 percento che detenevo all’interno di una società nel lontano 1982, quindi circa 31 anni fa, fallita per un debito di 50 milioni di vecchie lire. Sono stati già condannati al pagamento tutti i soci di quella società, che si sono però resi impossidenti. L’unico possidente ero io e pur non avendo alcuna carica, sono stato costretto a pagare”.
“Restando sindaco corro dei rischi”
“La scelta di rimanere al mio posto – ha spiegato il sindaco – è stata il frutto di una riflessione non facile, anche perché mi sottopone a grandi rischi che sono però pronto ad affrontare per non lasciare la città senza una guida”.
“I 20mila euro in contanti? Ne guadagno 200mila”
“C’è stata sicuramente una leggerezza da parte mia, anche perché non immaginavo la possibilità di simili conseguenze. Tanto è vero che ho rilascia una dichiarazione ad Equitalia con la quale precisavo che quelle erano mi risorse. Chi ha un reddito quale quello che ho dichiarato io e che chiunque può consultare sul sito del Comune (oltre 200mila euro, ndr) può anche avere una quota di quel reddito in denaro contante per ragioni assolutamente personali che non ritengo di dover spiegare in conferenza stampa”.
“Non sono soldi sporchi”.
“Qualcuno ritiene che avrei mai deciso di fare il sindaco se avessi del denaro frutto di attività illecite?”.
Il commercialista della Nubile indagato con Consales è anche il commercialista della Nubile: “Ma non ho mai favorito quella società. Anzi”
“Su questo devo fare chiarezza affinché le illazioni scompaiano dalle cronache, anche perché non posso, ogni volta che dò un incarico a un consulente per faccende mie private, chiedere l’elenco dei suoi clienti casomai fra loro c’è qualcuno che possa alimentare sospetti di confitto di interessi. La ditta Nubile ha vinto una gara di 15 anni per la gestione della discarica di Brindisi bandita dall’amministrazione comunale Mennitti e portata a termine dalla gestione commissariale. I rifiuti del sud barese che possono aver portato ulteriori introiti a questa società sono frutto di un’ordinanza emessa dall’assessore regionale all’ambiente Nicastro, nei cui confronti il Comune di Brindisi ha opposto ricorso al Tar. Ricorso vinto ieri”.
Ha detto di non conoscere la normativa antiriciclaggio. Ma il commercialista sì. Non ha l’ha avvisata?
“Il consulente non me lo ha detto, altrimenti lo avrei fatto. Ma ripeto rimane un errore sanzionabile con una sanzione amministrativa. Se avessi avuto il sospetto di andare incontro a un’indagine per riciclaggio mi sarei mosso diversamente”.