Quattordici anni di reclusione: è quanto chiesto dal pubblico ministero Carmen Ruggero per il vigilante 46enne di Torchiarolo Crocefisso Martina, a processo davanti alla Corte d’Assise di Lecce per l’omicidio del brindisino Marco Tedesco, che la mattina del 24 gennaio del 2007 fu raggiunto al petto da un frammento di pallottola sparata dalla guardia giurata nel tentativo di impedire la fuga del ragazzo, dopo il furto nella stazione di servizio “Q8” sulla Superstrada per Lecce.
Ruggero, inizialmente accusato di omicidio colposo, è chiamato ora a rispondere del più grave “omicidio volontario con dolo eventuale”: diversa qualificazione dell’ipotesi di reato chiesta e ottenuta dagli avvocati della famiglia Tedesco (Giuseppe Lanzalone, Daniela D’Amuri e Loredana Massari), e ribadita questa mattina dal pubblico ministero a chiusura della sua requisitoria. La guardia giurata ha sempre ribadito di aver premuto il grilletto al solo fine di bloccare la fuga di due giovani. E per questo chiese, per ben due volte, di patteggiare la pena.
La tragedia si consumò all’alba del 24 gennaio del 2007. Due settimane dopo Marco Tedesco avrebbe festeggiato il ventottesimo compleanno nell’abitazione del rione Perrino.
Quella mattina il padre, Giuseppe, la madre Maria Dalmateno, i fratelli Mino, Massimo e Antonio e la sorella Teresa non lo videro in casa per la colazione. Seppero quel che era successo quando accesero il televisore per il tiggì del mattino. Marco Tedesco si accasciò sul sedile di una Fiat Panda rubata il giorno prima a un pensionato di Brindisi: fece in tempo a entrare, l’utilitaria partì a tutta velocità seguendo l’altra auto, una Y 10. Per lui non ci fu la fuga. Nel portabagagli c’erano cinquecento stecche di sigarette. In tasca a uno dei ragazzi, cento euro.