L’avvocato del killer: “Non voleva uccidere”

di EMILIO MOLA

BRINDISI – “Alex Maggio non voleva rapinare la signora Granomelli. Era entrato in gioielleria per vedere alcuni monili da acquistare in futuro per la sua ragazza. Solo dopo, mentre era lì, è stato colto dal raptus che sappiamo. Ma non sa spiegarsene le ragioni. E’ un punto oscuro della sua mente che lo fa dannare ancora oggi”. Per l’avvocato Carlo Alberto Cova, difensore del brindisino 32enne Alex Maggi, accusato dell’omicidio della gioielliera Maria Angela Granomelli avvenuto il 3 agosto scorso a Saronno (Varese), la ricostruzione del delitto fornita fino a ieri da stampa e investigatori non è del tutto esatta. O almeno non coincide col racconto a lui fornito dallo stesso assassino reoconfesso. Contattato da Senza Colonne News il legale precisa che non era intenzione del suo assistito commettere alcuna rapina. Ne, tantomeno, uccidere.
Perché Alex Maggio quella mattina si trovava a Saronno, in quella gioielleria, se non era sua intenzione mettere a segno alcun colpo?
“Quel giorno Maggio si trovava a Saronno per un appuntamento”.
Di lavoro?
“Un appuntamento. Posso dire solo questo. Certo è che non era lì per una rapina”.
Ma è entrato in gioielleria.
“E’ entrato in gioielleria, in quella gioielleria, solo per caso. Stava passeggiando per Saronno in attesa dell’incontro, quando si è imbattuto nel negozio ‘Il dono di Tiffany’. E’ entrato per dare un’occhiata. Mi ha detto che cercava un gioiello da poter regalare in futuro alla sua ragazza”.
Eppure risulta che non fosse nelle condizioni economiche di poter fare un simile acquisto.
“Lo avrebbe comprato qualora ne avesse avuto la possibilità”.
Poi cosa è successo?
“Non ha saputo spiegarmi cosa sia accaduto precisamente. Non sa spiegarlo nemmeno a se stesso. Aveva in mano un portagioie e all’improvviso ha colpito la gioielliera alla testa”.
Se si fosse trattato di un raptus, di un momento, avrebbe potuto fermarsi in quell’istante. Eppure ha continuato a infierire colpendola con calci e pugni fino a ucciderla.
“L’ha colpita perché lei gridava. Lui è stato colto dal panico e allora, per farla tacere, ha cominciato a picchiarla. Ma non si rendeva conto di quello che faceva. Non voleva ucciderla. Il pestaggio comunque è durato meno di quanto si dica”.
Come lo ha trovato?
“Era un uomo disperato. Aveva fatto qualche lavoretto, ma nulla di che. Ora lo definirei disorientato proprio perché non sa spiegarsi cosa sia successo. E’ qualcosa che lo fa dannare”.
Ma se era davvero così pentito, perché non è andato subito a costituirsi?
“Perché aveva paura. Ha preferito semplicemente aspettare che risalissero a lui. Infatti non ha cambiato né casa né stile di vita”.
Come si sente ora?
“Disperato, ma sollevato”.