Rinsasce l’Esercito guidato dal maresciallo d’Italia Messe. Era mesagnese

di Giancarlo Sacrestano

Per tutto il mese di novembre del 1943, Brindisi è partecipe di un periodo di assestamento per il suo ruolo di Capitale del Regno del Sud o come si preferisce, Regno d’Italia, oppure ancora, come preferivano gli anglo-americani, capitale del regno della “King’s Italy” l’Italia del Re.

E’ il mese nel quale, la politica interna del Regno, prende il sopravvento, mostrando, anche in tempi eccezionali come quelli, la pochezza e la limitatezza degli attori, chiamata a svolgerla.
Il 2 novembre, appena due settimane dopo la necessaria ed unica iniziativa del Governo italiano guidato da Pietro Badoglio, di dichiarare guerra alla Germania ed i suoi alleati, il Re ed il presidente del Consiglio, cercano la via meno violenta di una exit strategy dalle responsabilità che pendono sulle loro teste.
Proprio quel giorno Bonomi esortava le varie correnti del Comitato di Liberazione Nazionale costituitosi a Roma, di “non commettere alcun atto che voglia essere il tentativo di costituire un vero e proprio governo, cioè un terzo governo fra quelli di Mussolini (al nord) e di Badoglio (al Sud). Un urto con gli anglo-americani, sarebbe una jattura”.
L’intellettuale Benedetto Croce, chiese al re, senza mezzi termini, di dimettersi e lasciare il posto alla luogotenenza del principe UmbertoII, al fine di aprire la strada ad una chiarificazione politica, ma Vittorio Emanuele III che poco usciva dal Castello Svevo di Brindisi, raggiunse Napoli per condurre in prima persona le trattative personali con i maggiori esponenti dei partiti antifascisti, ma il netto rifiuto oppostogli dai democristiani, fecero fallire i propositi del monarca che, dovette accontentarsi di assistere alla cerimonia di passaggio dalla città partenopea del I° Raggruppamento Motorizzato italiano, fondato a San Pietro Vernotico, in marcia di avvicinamento alle zone d’operazione al fianco degli anglo-americani.
Il 23 novembre venne costituita la commissione alleata di controllo, incaricata di dare le autorizzazioni sugli atti del governo brindisino di Badoglio. Era la prova che gli inglesi e gli americani, svolgevano una pressione notevole per condizionare l’attività politica del piccolo regno.
Nello stesso giorno veniva abolito il ministero della cultura popolare – Minculpop – abbondantemente utilizzato da Mussolini quale strumento di propaganda fascista. Nasceva il “Ministero delle informazioni” affidato al sottosegretario Guido Pazzi, costretto il 27 novembre a rassegnare le dimissioni perché sconfessato dai suoi compagni del partito socialista. Il ministero, sostanzialmente non vedrà ami la luce, poiché, contestualmente alle dimissioni del prof. Pazzi, fu istituito presso il ministero dell’interno un apposito ufficio stampa guidato da
Giuseppe Naldi.
Il 26 novembre, il primo gruppo motorizzato italiano supera il test addestrativo. Per emettere il giudizio sul comportamento delle nuove truppe italiane sono presenti cinquanta “giudici” alleati guidati dal colonnello americano Arthur Goodwin. Presenzia anche il generale Keyes.
Il maggiore Vismara, Capo di Stato Maggiore del Raggruppamento, scrive: “Tutti hanno fatto del loro meglio: gli artieri con un vento gelido e sotto la pioggia, in 36 ore di lavoro consecutivo hanno costruito un ponte di 18 metri sul quale sono passati carichi di 11 tonnellate. Gli artiglieri hanno preso posizione nel fango che arrivava ai mozzi delle ruote ed hanno sparato in modo da meravigliare gli osservatori americani. Anche i fanti, i bersaglieri e i servizi si sono prodigati per far bene”.
A seguito dell’esercitazione effettuata dal Raggruppamento negli ultimi due giorni, le dolenti note vengono ancora dalle deficienze dell’equipaggiamento e dei mezzi. Il problema numero uno, ora che la formazione deve entrare in linea, è quello delle munizioni. Gli americani non possono fornirle e anche il recupero di quelle esistenti nei depositi della Sicilia e della Sardegna è da escludere o perché già destinate ad altri reparti o per mancanza di navi. Il problema numero due è quello del parco macchine a disposizione già scadente, limitato e, oltretutto, destinato a deteriorarsi rapidamente con il prevedibile aumento di perdite dopo l’entrata in linea.
Questi problemi vengono oggi lungamente dibattuti nel corso della discussione della manovra tenuta nel teatro del palazzo reale di Caserta. Il giudizio dei giudici di campo americani è così riassunto dal maggiore Vismara, Capo di Stato Maggiore del Raggruppamento:

“Tutti hanno messo in rilievo che il Raggruppamento per il grado di addestramento raggiunto, per la disciplina e per lo spirito che lo anima può considerarsi pronto ad entrare in azione quando abbia ricevuto i mezzi necessari che ancora gli mancano”.

Ma il divario esistente fra la quantità e la qualità dei mezzi italiani e degli americani è tale che il generale Keyes, che ne è perfettamente consapevole, al termine della riunione prende in disparte il generale Dapino e gli dice se dovesse attendere di portare i reparti italiani all’altezza dei propri per quanto riguarda il materiale, avrebbe il tempo di finire questa guerra e di incominciarne un’altra. Perciò Keyes, visto lo spirito delle truppe italiane, ha deciso di impiegarle dando loro compiti adeguati ai loro mezzi.

Dura è la posizione contro la inadeguatezza della politica, espressa in una intervista alla Reuter dal Maresciallo d’Italia Giovanni Messe, brindisino di Mesagne, che reduce dalla campagna di Russia e già governatore di Tunisia, Badoglio nomina Capo di Stato Maggiore. E’ proprio il caso di rammentare come la carriera militare di Giovanni Messe sia unica, essendosi egli arruolato da soldato semplice e percorso l’intera carriera, sino al più alto grado. “Non è possibile – dichiara Messe – continuare a valerci ed a servirci di coloro che per le loro opinioni politiche possono nuocere alla nostra causa. Sarà mia cura allontanare tanto gli incompetenti quanto i politicamente indesiderabili. Gli Alleati hanno dichiarato che se l’Italia presterà valido aiuto alla lotta contro la Germania, ciò sarà tenuto in debita considerazione. Ho piena fiducia che gli Alleati intendano mettere l’Italia in grado di prestar loro l’aiuto richiesto in una forma degna del Paese. Ritengo che il mio compito dovrà consistere nel portare al più alto livello l’efficienza delle Forze Armate Italiane. Se dobbiamo far riguadagnare all’Italia un posto onorato nel mondo, ciascuno di noi deve lavorare indefessamente. Io guardo fiducioso al futuro; se l’Esercito Italiano scenderà in linea a fianco degli Alleati, col materiale e l’equipaggiamento necessari per dare una buona prova, ciò sarà di grande ispirazione per le popolazioni italiane che si trovano dietro il fronte tedesco”.
La prima prova del fuoco per il rinnovato esercito italiano col primo raggruppamento motorizzato guidato dal Maresciallo d’Italia Giovanni Messe è lo scontro con le truppe tedesache a Monte Lungo in provincia di Caserta.

La prossima puntata domenica 8 dicembre 2013