Ruba lo yacht per “ritrovare se stesso”

Nessun furto. Lo yacht non lo aveva rubato, ma solo preso in prestito – all’insaputa del proprietario, s’intende – per un breve viaggio spirituale, per ritrovare se stesso in mare aperto, scrutando nell’abisso della sua anima tra i flutti del mar Ligure. Domenico Semeraro, tarantino di 44 anni con precedenti penali di poco conto alle spalle, si è giustificato pressappoco così nel corso dell’interrogatorio di garanzia per il furto di una barca a vela di 28 metri commesso nel porticciolo turistico di Imperia mercoledì scorso. Il giudice Ferdinando Baldini che lo ha interrogato, ha ascoltato la versione dei fatti sciorinata dall’uomo, prestato attenzione alla storia del ritrovare se stessi, seguito parola per parola la riflessione sul viaggio in mare come metafora del viaggio dentro il proprio io. Poi lo ha rispedito in prigione, convalidando l’arresto e convertendo la contestazione iniziale di ricettazione in furto pluriaggravato. Il fermo risale a due giorni fa. Semeraro era al largo del porto di Genova, solo, al timone dell’imponente imbarcazione, quando è stato raggiunto da un equipaggio della Capitaneria di porto. Non ha abbozzato alcun tentativo di fuga. Con sé non aveva né soldi, né documenti, né un cellulare. Ha restituito la barca e seguito gli uomini della Capitaneria senza opporre la benché minima resistenza. Tornato sulla terra ferma Semeraro è stato condotto verso il carcere di Marassi, dove questa mattina si è tenuto l’interrogatorio alla presenza di un avvocato d’ufficio. Incalzato dalle domande del giudice il 44enne salentino ha risposto, partendo dal principio: “Ero partito dalla Puglia da circa dieci giorni – ha spiegato – Sono giunto in Liguria facendo l’autostop e viaggiando sui treni di notte. Arrivato ad Imperia, sono andato a fare un giro al porto. Lì ho visto questo yacht aperto e con la passerella abbassata. Era lunedì scorso. Ci sono salito e ci ho vissuto per due giorni”. Quindi, la decisione di salpare e prendere il largo. Destinazione sé stesso: “Ho tolto gli ormeggi e ho salpato l’ancora – ha proseguito – Mi sono fermato per un po’ al largo di Finale Ligure, quindi ho ripreso il mare fino a quando mi ha fermato la Capitaneria di porto di Genova”. Emilio Mola