Ferito con un colpo di fucile dall’amico: versa ancora in gravi condizioni

Corre ancora pericolo di vita e dovrà essere nuovamente sottoposto a un delicato intervento chirurgico Giuseppe Fiume, il 32enne di Brindisi che ieri è rimasto ferito da un colpo di fucile partito accidentalmente all’amico Dionisio Livera, anch’egli di Brindisi, e ora si trova ricoverato in Rianimazione al Perrino. E infatti dal carcere quest’ultimo chiede spesso delle condizioni dell’altro.

I medici si sono riservati la prognosi: lo sparo ha raggiunto il fegato dell’operaio che insieme con il padre e altri colleghi era impegnato in alcuni lavori edili presso una villetta di campagna lungo la provinciale che conduce a San Donaci, estrema propaggine del rione Sant’Elia.

Si sono incontrati per caso, Fiume e Livera, ieri mattina. A un certo punto si sono appartati e Livera ha voluto mostrare al vecchio amico uno dei suoi “segreti” che custodiva all’interno di un casolare vicino: un fucile a canne mozze con matricola abrasa. Solo che nel maneggiarlo è partito uno sparo, con la cartuccia che si è conficcata nel fianco di Fiume. La prima cosa che è venuta in mente a Livera è stata quella di fuggire e così ha fatto, mettendosi alla guida della sua Renault Twingo di colore grigio. A quel punto Fiume è stato accompagnato in ospedale dal padre Antonio, che ha dichiarato di aver udito degli spari fuori e di essere uscito dall’abitazione per soccorrere il figlio. Una versione alla quale i carabinieri non hanno dato molto credito, anche perché discordante con quella fornita dagli altri testimoni presenti al momento dei fatti nel cantiere.

Gli altri “segreti” di Livera li avrebbero trovati dopo qualche ora più tardi i carabinieri: una pistola calibro 38 e cartucce, un passamontagna – se fossero destinati a una rapina o già stati usati per qualche colpo e da chi resta tutto da chiarire – e una serra di marijuana. A quel punto Livera è stato arrestato dagli uomini dell’Arma proprio per detenzione abusiva di armi e stupefacenti, oltre che per lesioni colpose aggravate. Al pm Marco D’Agostino, che ha voluto interrogarlo subito, ha spiegato la sua versione dei fatti. Ed è stato creduto. È venuta meno quindi la prima, inquietante ipotesi che Fiume fosse rimasto vittima di un agguato punitivo. Si è trattato invece di un incontro tra vecchi amici finito accidentalmente male e che si spera non sfoci in tragedia. Lo sperano tutti, anche in questo caso l’artefice dell’involontario fuoco amico, che dal carcere continua a preoccuparsi delle condizioni della vittima.