Affare farmacie a Francavilla, rinviati a giudizio l’ex deputato Vitali, il senatore Iurlaro, l’ex sindaco e una decina di consiglieri

L’ex maggioranza di centrodestra del Consiglio comunale di Francavilla Fontana sarà processata. Lo ha deciso il gup del tribunale di Brindisi a margine dell’udienza preliminare del procedimento penale sul cosiddetto “affare farmacie” a carico dell’ex sindaco di Francavilla Fontana Vincenzo Della Corte, del presidente dell’Ordine dei farmacisti di Brindisi Gabriele Rampino e di altri 15 imputati tra consiglieri comunali di centrodestra e dirigenti del Comune di Francavilla Fontana. Fra questi: l’ex deputato del Pdl Luigi Vitali e il senatore, anche lui ex pidiellino, oggi Forza Italia, Pietro Iurlaro. Gli altri imputati Michele Iaia, Cosimo Di Maria, Giovanni Passiatore, Antonio Sgura, Massimiliano Cozzi, Euprepio Di Castri, Cosimo Sarli, Carmine Calò, Vincenzo Petronelli, Tommaso Attanasi e Angelo Della Porta.

Secondo la Procura gli imputati avrebbero abusato dei propri poteri per favorire Gabriele Rampino con l’approvazione del piano delle nuove farmacie da aprire in città, a discapito non solo dei concorrenti Maria Teresa Bungaro e Francesco Cannalire, ma di un intero quartiere, la zona 167, il più povero di Francavilla, lasciato con una sola farmacia: quella di Rampino, appunto, che avrebbe dovuto detenere il monopolio dell’intera zona.

L’inchiesta a carico dei 17, allora solo indagati, è venuta alla luce lo scorso marzo, poche ore prima che il sindaco Vincenzo Della Corte fosse arrestato per truffa ai danni del sistema sanitario nazionale, in un’altra inchiesta.
Un duplice terremoto che ha portato, poche settimane più tardi, alle dimissioni del primo cittadino e allo scioglimento del Consiglio comunale. Assemblea che, se fosse ancora operativa, risulterebbe per più della metà imputata.

“Istigatore” dell’intera operazione, secondo il pubblico ministero Valeria Farina Valaori che ha condotto le indagini, è il presidente dell’Ordine dei farmacisti Gabriele Rampino. Mentre la figura dell’ “autore materiale” del reato viene individuata nel dirigente dell’Ufficio tecnico Pietro Incalza. Questi, con una nota allegata alla delibera del Consiglio comunale del 19 aprile 2012 per la “Modifica alla pianta organica delle farmacie”, avrebbe “attestato il falso” dichiarando che la zona Sud Est della città degli Imperiali risultava idonea all’apertura di nuove farmacie sia per densità demografica, che per l’espansione urbanistica, che per l’assenza di altre farmacie.

Tutto falso, secondo il pubblico ministero, perché non solo l’area in questione non risponde ai requisiti imposti dalla legge per demografia ed espansione urbanistica, ma anche perché due farmacie, in quell’area, c’erano già: oltre a due parafarmacie.
Tutto questo mentre l’area Est del centro abitato, la cosiddetta zona 167 (il quartiere San Lorenzo), rispondente a tutti i requisiti previsti dalla legge, e decisamente più bisognosa di farmacie, viene completamente tagliata fuori dal nuovo piano per favorire il monopolio di Rampino.

Nonostante l’evidenza delle falsità (tali ora anche per il gup) contenute in quel documento, le quali non potevano essere sfuggite a politici e amministratori poiché ampiamente dibattute negli ambienti cittadini nelle settimane precedenti, il 19 aprile del 2012 la maggioranza di centrodestra del Consiglio comunale approvò la delibera. Votarono a favore Vincenzo Della Corte, Luigi Vitali, Pietro Iurlaro, Michele Iaia, Cosimo Di Maria, Giovanni Passiatore, Antonio Sgura, Massimiliano Cozzi, Euprepio Di Castri, Cosimo Sarli, Carmine Calò, Vincenzo Petronelli, Tommaso Attanasi e Angelo Della Porta. Tutti, ora, imputati.

Stando poi a quanto emerso dalla richiesta di rinvio a giudizio la relazione con cui l’Ordine dei farmacisti di Brindisi diede parere favorevole alla nuova pianta organica delle farmacie di Francavilla Fontana, la quale permetteva al presidente dell’Ordine Gabriele Rampino di mantenere il monopolio su tutta la zona 167, fu scritta dallo stesso Gabriele Rampino sul suo computer: dal produttore al consumatore.

Il provvedimento stabilì che nuove farmacie potevano essere aperte nella zona est della città perché densamente popolata e poco “servita” (in realtà scarsamente popolata e già dotata di ben 2 farmacie più 2 parafarmacie); mentre non potevano essere aperte nella zona popolare 167 perché una farmacia, quella di Rampino, era più che sufficiente.

A dare la benedizione a quella delibera fu l’Ordine dei farmacisti il cui presidente, guarda caso, è proprio Rampino. Il Consiglio dell’Ordine si riunì d’urgenza lo stesso giorno in cui il Consiglio Comunale avrebbe dovuto approvare la delibera.
Rampino non firmò la relazione. Ma, secondo gli inquirenti, fu solo una mossa per salvare le apparenze e non mettere nero su bianco quel mostruoso conflitto di interessi.
In realtà, dal sequestro dei computer, è emerso che fu proprio Rampino a ticchettare sulla tastiera del suo pc quel parere favorevole alla delibera. Poi fece firmare il pezzo di carta ad altri. Ma a scriverlo fu lui.

Di più. Dai tabulati emergono una serie di telefonate tra il sindaco Vincenzo Della Corte e Rampino, intercorse quello stesso 19 aprile sia prima che il Consiglio comunale deliberasse il nuovo Piano delle farmacie, che dopo.

Per la magistratura quindi tutti gli indagati, ora imputati, avrebbero sacrificato l’interesse pubblico della cittadinanza, e perfino quello del quartiere più povero, per arricchire un solo amico. Il quale, in questa inquietante manovra, avrebbe rivestito perfino il ruolo di parte attiva.
La prima udienza del processo si terrà il 14 aprile prossimo. Il collegio difensivo è composto dagli avvocati Domenico Attanasi, Massimo Manfreda, Gabriele Di Noi, Roberto Palmisano e Michele Fino.

Emilio Mola