Cannalire, dopo l’archiviazione dell’indagine: “Sono stati 16 mesi difficili. Non farò più l’assessore”

Un incubo durato 16 lunghi mesi, iniziato con l’avviso di garanzia consegnatogli dai finanzieri nel settembre del 2012, continuato con gli interrogatori davanti all’autorità giudiziaria, e proseguito fino a ieri, quando ogni accusa è caduta, e l’indagine definitivamente archiviata. Francesco Cannalire, oggi consigliere comunale, ma fino a febbraio scorso assessore della giunta Consales, non rimpiange d’aver rassegnato allora le dimissioni per una vicenda rivelatasi poi una bolla di sapone: “Dopo l’avviso di garanzia ho lavorato male – spiega – e non avevo più la serenità per dare il mio meglio, così come avevo fatto prima di allora”. Lo spartiacque che segna il prima e il dopo, è l’inchiesta aperta dalla magistratura di Brindisi su un progetto per il carbone Edipower. Indagati con lui: l’ex sindaco Giovanni Antonino, l’allora vicepresidente Asi Mimmo Convertino e l’ex segretario generale dell’Autorità portuale Nicola Del Nobile.

Ora è tutto finito. Quelle discussioni al bar, erano del tutto regolari: “Magari erano inopportune – ha ragionato Cannalire in conferenza stampa – ma regolari”. Messa alle spalle l’intera vicenda, l’ex assessore tira oggi un sospiro di sollievo e, stampa a parte, ringrazia tutti. Ringrazia i finanzieri che gli sono entrati in casa, i pm Marco D’Agostino e Giuseppe De Nozza che lo hanno interrogato, ringrazia l’avvocato Massimo Manfreda – “la sua pazienza e la sua esperienza mi hanno aiutato a vivere questa vicenda in maniera più tranquilla” – perfino chi denunciò quegli incontri, facendo partire l’indagine: “Hanno fatto tutti il loro dovere, e lo hanno fatto bene. Se c’erano dei sospetti questi andavano chiariti, e così è stato”.

Ma tra l’esposto e l’archiviazione sono trascorsi 16 mesi, 16 lunghissimi mesi che hanno cambiato tanti aspetti della sua vita. “Ho dovuto dimettermi da assessore – ricorda Cannalire – e non solo per le pressioni di qualcuno. Ma soprattutto perché mi ero reso conto che stavo più lavorando bene”. Sono cambiate anche le amicizie: “Da allora non sono più amico di Antonino” confessa. “La mia famiglia ha sofferto molto quest’onta, e per questo ringrazio tutti coloro che mi sono stati accanto”.

Sul futuro non ha dubbi. Quell’indagine, rivelatasi poi infondata, gli è costata un posto da assessore. Avrebbe tutto il diritto di tornare lì dov’era. Ma non chiede risarcimenti: “Se mi sarà chiesto di entrare in squadra risponderò assolutamente di no. Ho già dato tanto”.