Appalti Asl, il gip rimette fuori otto detenuti ai domiciliari

Non esistono più esigenze cautelari in quanto la procura ha già chiesto il giudizio immediato: per questo motivo, accogliendo le richieste del nutrito collegio di difesa, il giudice preliminare Valerio Fracassi a disposto la scarcerazione di gran parte degli indagati nell’operazione Virus-Mercadet, quella condotta dai Nas dei carabinieri e dalla guardia di finanza e che il 12 novembre dello scorso anno portò all’arresto di 22 persone. Lasciano così gli arresti domiciliari Antonio Camassa, Giuseppe Rossetti, Francesco Perrino, Cosimo Bagnato, Emilio Piliego, Antonio Ferrari, Roberto Braga e Cesarino Perrone.

L’inchiesta riguarda alcuni pubblici dipendenti dell’Area gestione tecnica della Asl di numerosi imprenditori accusati di far parte di un gruppo che pilotava in maniera fraudolenta gli appalti nel settore ospedaliero. Sono stati contestati i reati di associazione per delinquere, turbativa d’asta, falso in atti pubblici, corruzione, frode in pubbliche forniture, violazione del segreto d’ufficio in un periodo di tempo compreso fra gli anni 2006 e 2011. Resta detenuto in carcere il personaggio principale dell’indagine, che coinvolge complessivamente 133 persone: il responsabile dell’Ufficio tecnico, Vincenzo Corso.

Il modus operandi prevedeva, per le gare di valore superiore ai 50.000 euro, l’apertura segreta (e successivo risugellamento) da parte di un esperto faccendiere dei plichi contenenti le offerte presentate dalle ditte partecipanti alla gara, per prendere visione delle loro offerte, in modo da individuare e suggerire al vincitore predeterminato quale avrebbe dovuto essere la sua offerta per conseguire l’aggiudicazione. Il sistema è stato accertato mediante intercettazioni di conversazioni telefoniche e fra presenti, riprese video, accertamenti tecnici sulle buste contenenti le offerte.

Per le gare di valore inferiore ai 50.000 euro venivano invitate a partecipare 5 ditte “amiche”, 4 delle quali, però, fungevano da mere comparse, in quanto, seguendo le istruzioni ricevute dall’Area gestione tecnica, non presentavano offerte, oppure presentavano offerte superiori a quella del vincitore predeterminato, in attesa che venisse il loro turno per l’aggiudicazione di altri lavori. Per agevolare il buon esito dell’operazione, la commissione aggiudicatrice delle gare era composta dagli stessi appartenenti all’Area gestione tecnica, alcuni dei quali avevano anche costituito delle imprese (di cui erano titolari parenti o prestanomi) per poter partecipare alla spartizione con le forme apparenti del sub-appalto.