Dal ginecologo in autoreggenti: un cartello-choc, ma la dottoressa spiega perché lo ha affisso

“Abbigliamento consigliato per una visita ginecologica, gonna e calze autoreggenti”: il bigliettino è stato incollato sulla porta del consultorio di Gallipoli e ha fatto esplodere un caso, quasi fosse una scena cult di una pellicola di Edwige Fenech. E invece il consiglio tecnico arriva da una dottoressa di 62 anni tra le più esperte ostetriche in servizio nella struttura gallipolina, trovatasi suo malgrado al centro della pruriginosa discussione dopo che una paziente del consultorio ha fotografato il foglietto appiccicato sulla porta (nella foto) e lo ha diffuso su Facebook definendo la cosa scioccante.
Bruna Scarcia, laureata alla Sapienza, tre figli, è un medico rispettato umanamente e apprezzato professionalmente. E mai si sarebbe immaginata che un consiglio che per lei sembrava assolutamente banale potesse diventare un caso pruriginoso. Il direttore generale dell’Asl di Lecce, Valdo Mellone, ha fatto rimuovere il cartello, frutto – sottolineano dalla direzione – più che altro di una imprudenza. Il foglio «incriminato» è stato sostituito con un cartello, con il logo del distretto, con i caratteri impressi a macchina, con su scritto: «Per diminuire i tempi di attesa per una visita ginecologica e per una ecografia, l’abbigliamento consigliato è gonna e calze».
La dottoressa è rammaricata: “E’ assurdo far passare quel cartello per un messaggio erotico. “Il consiglio” su come vestirsi per accedere ad un ambulatorio ginecologico ha come fine quello di non indurre la donna ad appoggiare parti intime su una sedia pubblica senza alcuna protezione da parte dei propri indumenti. In conclusione basta un minimo di buon senso o se vogliamo di intelligenza per comprendere che con un’affluenza esistente nel Consultorio di Gallipoli, se piu’ utenti poggiano le proprie parti intime in successione sulla stessa sedia puo’ non essere sufficiente lo sforzo di lavare e disinfettare continuamente la stessa sedia per scongiurare la trasmissione di infezioni da una paziente all’altra”, scrive sulla sua pagina Facebook.
Ma la polemica sembra non essersi sopita.