Alla segretaria disse: “Tranquilla, non ti ammazzo”

L’uomo che questa mattina ha creato panico e scompiglio in via Tarantini davanti al consolato della Repubblica Ellenica, brandendo un coltello, urlando e prendendo le porte a calci e pugni prima di essere bloccato dai carabinieri, in quegli uffici ci era già stato: proprio mercoledì mattina, nelle stesse ore in cui a Bari la psichiatra Paola Labriola veniva uccisa a coltellate da un invasato.
Forse, già allora, anche lui portava un’arma con sé. E anche lui si trovò faccia a faccia con una donna, la segretaria del consolato, che notò qualcosa di sospetto nella sua cintola: “Tranquilla, non ti ammazzo”, sono state le parole con cui lo sconosciuto le ha raggelato il sangue, prima di andare via.

A raccontarlo è lo stesso avvocato Roberto Fusco, console onorario della Repubblica Ellenica, presente questa mattina negli uffici di via Tarantini. “Era già venuto in consolato due giorni fa – riferisce Fusco – ma io non c’ero. Anche quella volta era molto nervoso e agitato. Disse di essere un cittadino greco, che gli avevano rubato il portafogli e i documenti. Probabilmente ne voleva altri, provvisori. Come da prassi la segretaria del consolato gli chiese di esibire la denuncia necessaria a procedere con i passaggi successivi. Rispose che non ce l’aveva, e iniziò a urlare, a spaventare tutti. La nostra segretaria, terrorizzata, notò in quel momento che aveva qualcosa nella cintola. Non sappiamo se fosse un coltello o altro. Ma notò che lei aveva intuito qualcosa”. La frase che le disse, rispondendo a una domanda mai pronunciata, ma scritta e ben leggibile negli occhi atterriti della donna, fu: “Tranquilla, non ti ammazzo”.
Quella volta, seminato il panico, lo sconosciuto andò via sulle proprie gambe. Ripromettendosi di tornare, così com’è stato.

“Questa mattina – riprende Fusco – abbiamo sentito suonare. Tramite lo schermo del videocitofono lo abbiamo riconosciuto. Abbiamo capito che era ancora in stato di agitazione, e abbiamo deciso di aprire. Quando poi lo abbiamo visto dare in escandescenze, brandire il coltello e prendere a calci la porta, abbiamo deciso di chiamare i carabinieri. Ai quali voglio rivolgere il mio più sincero ringraziamento. Lo faccio tramite voi ora, ma lo farò anche personalmente con una lettera. Sono intervenuti immediatamente e con grande professionalità sono riusciti a portarlo via senza incidenti”.
La speranza è che ora simili episodi non abbiano a ripetersi. “In dieci anni di consolato onorario – spiega Fusco – non era mai successo nulla di simile. Forse è una persona con problemi, non lo so. Starà ad altri accertarlo”.