La Sacra Corona 2.0 aveva tentato di fare business strozzando gli imprenditori che investivano sul territorio brindisino nell’energia alternativa: lo stesso clan mafioso che negli anni Novanta aveva imposto la tangente di diecimila lire su ogni cassa di sigarette che transitava nel territorio brindisino, si era messa a taglieggiare le aziende che investivano nel fotovoltaico. La teoria accusatoria, che ridisegna ruoli e ambizioni della criminalità organizzata post contrabbando, è stata riconosciuta dal gup di Lecce Vincenzo Brancato che ha comminaro pene dure al clan che imponeva il pizzo e che era capeggiato da Salvatore Buccarella, 54 anni il boss della Sacra corona unita che ormai da un quarto di secolo è rinchiuso in carcere.
Altri otto anni e otto mesi di reclusione vanno ad aggiungersi alla sua sfilza di condanne. Sei anni di carcere per la moglie Antonia Caliandro e sei anni e otto mesi per Vincenza Trenta, la compagna del padre di Buccarella, la cui posizione è stata stralciata dal processo per motivi di salute. Otto anni di carcere anche per Angelo Buccarella, figlio di Salvatore.
E poi quattro anni per Angelo Demitri e per Gabriele Giannone, dieci anni per il sampietrano Raffaele Renna, sei anni per il mesagnese Oronzo De Nitto.
Ma non c’era solo la vecchia Scu dietro le estorsioni perché dieci anni di carcere sono stati comminati a Francesco Campana, 40 anni, colui che veniva considerato il capo emergente, l’uomo sopravvissuto all’ondata di arresti che ha travolto il versante mesagnese della Scu.
E dodici anni di prigione per un altro tuturanese di spicco Cosimo Giardino Fai, 53 anni, uno dei fedelissimi di Buccarella.
La Sacra corona unita aveva intuito che poteva esercitare forti pressioni sugli imprenditori che venivano da fuori per investire negli impianti di fotovoltaico ed eolico, imponendo il pizzo pena il danneggiamento dei cantieri e la distruzione del materiale.
La nuova strategia criminale andava a inserirsi alla perfezione nella vecchia e consolidata politica della Sacra corona che, avendo molti più affiliati in carcere che in libertà, ha la necessità di procurarsi denaro per mantenere i deneuti in cella e le loro famiglie che ovviamente si trovano in gravi difficoltà economiche.
Le condanne sono arrivate in rito abbreviato (e dunque con lo sconto di un terzo della pena) per i reati di associazione per delinquere di stampo mafioso finalizzata alle estorsioni, ai furti e al danneggiamento. Il clan fu sgominato dai carabinieri all’alba del 19 settembre 2012 con l’arresto di sedici persone. Oggi l’epilogo, in primo grado, dell’inchiesta giudiziaria.
(Nella foto: da sinistra a destra in alto, Raffaele Renna, Oronzo De Nitto e Angelo Buccarella. Nella seconda fila, Francesco Campana, Salvatore Buccarella e Cosimo Giardino Fai, nella terza fila Gabriele Giannone, Antonia Caliandro e Angelo De Mitri)