Protesta degli immigrati vittime della schiavitù negli impianti fotovoltaici

Protesta al ritmo di canti africani questa mattina davanti all’ingresso del Tribunale di Brindisi dove un gruppo di una cinquantina di immigrati ha voluto ricordare il credito vantato nei confronti della Tecnova, l’azienda spagnola che ha realizzato impianti fotovoltaici e che è finita sotto inchiesta per la procedura di fallimento e soprattutto per le accuse di induzione in schiavitù nei confronti degli immigrati. Per quella vicenda quindici persone sono state arrestate nell’aprile di due anni fa.
Gli operai, secondo l’accusa, lavoravano in condizioni di schiavitù e clandestinità mentre l’azienda operava una truffa ai danni dello Stato. I cantieri erano stati realizzati a Torre Santa Susanna, Francavilla Fontana, Cellino San Marco e nella provincia di Lecce.
L’inchiesta giudiziaria nacque proprio dalla denuncia presentata da decine di immigrati presso le procure di Brindisi e Lecce che erano stati assunti con contratti da metalmeccanici da 1.300 euro al mese e che nella realtà erano stati costretti a lavorare nel fango, sotto la pioggia, per dodici ore al giorno per neanche 500 euro al mese.
Oggi la protesta per ricordare che quei soldi non sono stati mai percepiti mentre la vicenda giudiziaria va avanti faticosamente perché i personaggi principali dell’azienda sono all’estero.

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