Cumuli di escrementi di colombo a due passi dal lungomare

Un buen retiro per piccioni a poche decine di metri dal lungomare Regina Margherita.
Lo spettacolo, indegno e gravissimo sotto l’aspetto igienico-sanitario, va avanti da diverso tempo, visto il numero e la grandezza dei nidi presenti e stona con ciò che c’è nelle vicinanze, ossia un lungomare appena riqualificato.

Infatti vico Glianes, la stradina divenuta territorio di questi volatili, collega via Filomeno Consiglio a via Guerrieri, a due passi dal palazzo Guerrieri, già scuola media Rubini e ora sede dello sportello anti racket-usura , e a via Dogana che porta direttamente al bar Betty e, proseguendo, al salotto buono della città. Un salotto circondato da “stanze” insozzate dagli escrementi di piccione, se si vuole continuare a usare una metafora immobiliare.
Naturalmente la presenza dei “colombi di città” che, oltre a poter provocare problemi di natura sanitaria, sono anche dannosi per il patrimonio architettonico-storico a causa del guano depositato , non può essere circoscritto solo alla nostra municipalità, ma è una piaga che colpisce moltissime altre città, italiane ed estere.

Venezia, con la sua piazza San Marco, ne è il simbolo: dapprima considerati quasi un’attrattiva, con turisti pronti a dar loro da mangiare, immortalandosi in foto-cartolina, sono diventati una ferita che a forza di escrementi sta sfregiando una delle piazze più belle del mondo. E l’Amministrazione comunale veneziana ha provato di tutto per potersene liberare: dalla cattura alla somministrazione di grano antifecondativo, fino al divieto di dar loro da mangiare pena una elevata multa.
Ma tutto questo è servito a poco, se non a niente.
Anche il Comune di Brindisi, negli anni, ha cercato una soluzione, ma a quanto si possa vedere passeggiando per le vie del centro, la battaglia è stata vinta senza ombra di dubbio dai “temibili” volatili.
Invitiamo chi di dovere a trovare il tempo di attraversare vico Glianes e di verificare con i propri occhi la situazione al limite del sostenibile.

Gianmarco Sciarra