QUATTRO STROZZINI E UN POVERACCIO, LA SQUADRA MOBILE DI BRINDISI ARRESTA I CRAVATTARI

Il più noto è il titolare della rivendita di marmitte in via Ponte Ferroviario: Tommaso De Milo. Stamattina non era in casa sua ma a Roma, dove vive il figlio. Così l’ordinanza di arresti domiciliari gli è stata notificata dalla polizia della Capitale. Gli altri invece sono stati prelevati dalle loro abitazioni. Un gruppo di usurai che agivano in maniera scientifica avvicinando la vittima in difficoltà, rassicurandola e offrendole quel credito che le banche non gli avevano concesso.
Numerosi episodi di usura che hanno messo in ginocchio, un imprenditore brindisino che, nell’estate scorsa, ha chiesto aiuto alla polizia. Complessivamente aveva ottenuto 200 mila euro in varie tranche e obbligato a restituire quasi il doppio.
Ai domiciliari sono finiti, oltre a De Milo – che ha 73 anni – anche Carlo Zuccaro, 53 anni, dipendente della Brindisi Multiservizi, Vincenzo Maghiele, vigile sanitario in pensione di 74 anni che già negli anni Novanta era finito in una analoga inchiesta giudiziaria. E Giovanni Mauramati, 55 anni, imprenditore cellinese che si occupa di impianti elettrici.
Le indagini sono state condotte dalla squadra mobile diretta dal vicequestore Alberto Somma. le ordinanze d’arresto sono state richieste dai pm Alberto Santacatterina e Marco D’Agostino.
Gli usurai agivano in maniera separata: De Milo con il supporto di Madaghiele, Zuccaro e Mauramati per proprio conto. Finito nel vortice dei debiti, l’imprenditore si rivolgeva ad altri strozzini per pagare il debito contratto con gli altri usurai.
Prestiti per oltre duecentomila euro con la pretesa della restituzione di una somma quasi doppia.
Zuccaro, il primo a prestare denaro, aveva anche ottenuto l’assunzione del figlio presso l’azienda della vittima. Il dipendente della Multiservizi nel luglio dello scorso anno picchiò l’imprenditore al volto e lo minacciò con un coltello per ottenere la restituzione del denaro.
De Milo erogò materialmente la seconda parte dei prestiti, con la mediazione di Madaghiele, imponendo penali altissime in caso di mancati pagamenti. De Milo un giorno convocò il debitore facendo riferimento a personaggi della Sacra corona di Mesagne ai quali si sarebbe rivolto per ottenere il rispetto degli impegni presi. Questa tattica, come vedremo, costerà cara.
Infine la vittima si rivolse all’ultimo usuraio, il cellinese Mauramati.
L’imprenditore, stremato e distrutto economicamente, si è presentato negli uffici della squadra mobile il 19 luglio 2013 denunciando di essere stato vittima di usura ed estorsioni. L’attività di strozzinaggio nei suoi confronti andava avanti da due anni durante i quali aveva tentato in ogni modo di onorare gli impegni presi.
A far maturare la decisione di denunciare tutto fu proprio l’aggressione fisica subita il 12 luglio Zuccaro che nei giorni successivi si era di nuovo presentato in maniera minacciosa a casa della vittima.
Alla polizia, l’imprenditore ha fornito una vasta documentazione con la copia di numerosi assegni. Nel corso di una perquisizione in casa di De Milo, all’interno della cucina , sono stati trovati assegni, matrici e fogli firmati dalla vittima. Acquisiti anchr alcuni sms minacciosi e pressanti inviati da Madaghiele con i quali si chiedeva il pagamento. Altri riscontri inequivocabili sono stati trovati nelle case degli altri indagati.
Subito dopo la denuncia la banda ha tentato di intimidire l’imprenditore con minacce esplicite, come quella rivoltagli persino dal figlio di Madaghiele.
Proprio per il riferimento fatto da De Milo a personaggi di Mesagne è costato ai quattro anche l’aggravante dei metodi mafiosi.
I quattro hanno ottenuto subito gli arresti domiciliari.

Nella foto in senso orario Carlo Zuccaro, Tommaso De Milo, Enzo Madaghiele e Giovanni Mauramati

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