28 Marzo 1923: nasce l’Aviazione militare italiana. A Brindisi nel 1943 la ricostituzione dell’Aeronautica nel Regno del Sud e la rinascita dell’Accademia

di Giancarlo Sacrestano

L’8 settembre 1943, la Regia Aeronautica militare italiana contava 200 velivoli efficienti, di cui la metà al sud o in Sardegna. L’arma contava anche su quelli ancora impiegabili dei 246 che si sono sottratti in volo ai tedeschi raggiungendo l’Italia libera.  Massivamente presso  l’aeroporto Orazio Pierozzi  di Brindisi dove si ricostituì il gloriosissimo 4°stormo caccia, quello che fu di Francesco Baracca, l’asso degli assi dell’aviazione italiana che col suo cavallino rampante è divenuto l’icona dei piloti e che donò il suo emblema ad Enzo Ferrari che ne fece lo stemma della Ferrar.

Altri reparti furono ospitati presso l’aeroporto  Maurizio Gallo di San Vito dei Normanni, il campo d’aviazione di San Pancrazio Salentino, quello di Manduria e di Leverano da lì a pochi giorni avrebbero rappresentato i luoghi della rinascita dell’arma azzurra. Presso l’aeroporto di Galatina si ricostituirono invece i “gatti neri” del 51° stormo caccia.

Immediatamente dopo l’annuncio dell’armistizio infatti, l’attività bellica della Regia Aeronautica è proseguita  senza interruzione. Il giorno 12, mentre aerei da caccia sui cieli del salento mitragliano le ultime colonne tedesche in ritirata, per la prima volta le coccarde tricolori apparivano nei cieli di alcune città italiane ancora occupate, sulle quali lasciarono cadere manifestini, divenendo testimoni della concreta unione spirituale tra italiani separati dal fronte di guerra interno. Interi reparti aerei e singoli velivoli scelsero  pertanto, la leale osservanza delle clausole dell’armistizio con gli anglo-americani di cui divennero forza co-belligerante.

Tra il settembre del ‘43 e il maggio ‘44, circa 2.000 militari della Regia Aeronautica, di cui 1.200 in volo, raggiungono i territori sotto il controllo Alleato. Da qui i velivoli dell’ “Unità Aerea” riportarono in volo, insieme alle gloriose insegne del “cavallino rampante” o del “gatto nero”, quella coccarda tricolore simbolo dell’Italia e delle origini stesse dell’Aeronautica, che sino al compimento del referendum del 2 giugno1946 restò ancora a tutti gli effetti Regia.

Il 13 ottobre la dichiarazione di guerra del Governo italiano alla Germania sancisce lo stato di fatto determinatosi con l’armistizio e riconosce quindi ufficialmente quell’attività di guerra che era iniziata immediatamente dopo l’8 settembre. Per gli anglo-americani, gli italiani non sono comunque “alleati” ma semplici “co-belligeranti” sottoposti al dubbio della loro effettiva lealtà,atteso il lungo periodo trascorso a fianco dei tedeschi. Per non correre il rischio di trovarsi e magari colpire altri reparti italiani, le nostre unità al sud vengono prevalentemente impiegate insieme alla Balcan Air Force oltre i confini, in attività offensive contro i tedeschi. Grazie al contributo essenziale di tutto il personale dell’arma azzurra, la Regia Aeronautica combatte a fianco degli anglo-americani utilizzando esclusivamente i propri mezzi fino alla metà di settembre del 1944, quando gli Alleati, nel dare atto agli aviatori italiani della lealtà, dell’entusiasmo e del valore dimostrati, potenziano il Raggruppamento caccia con rassegnazione di alcuni P-39 “Aircobra” e “Spitfire” e i reparti da bombardamento con alcuni Martin “Baltimore”, un nome che avrebbe presto identificato uno stormo che si costituì ad Ottaviano (Napoli) il primo luglio 1944.

A rimarcare il valore aggiunto che gli uomini dell’aeronautica militare hanno reso alla guerra di liberazione dai totalitarismi che offendevano le donne e gli uomini d’Europa, è importante sottolineare come durante i voli di rientro i velivoli avevano spesso lanciato manifestini sulle città jugoslave ed albanesi. Dalle stesse regioni intensissimo era stato anche il trasporto di militari e partigiani che, feriti o ammalati, non erano più in condizione di combattere. L’aviazione da trasporto aveva compiuto anche molte missioni sul territorio italiano ancora in mano dei tedeschi, soprattutto per il lancio di manifestini sui centri abitati e di paracadutisti incaricati di particolari azioni di sabotaggio o informative. Collegamenti giornalieri per il trasporto di persone, posta e materiali, erano stati inoltre attivati con la Sicilia, la Sardegna e l’Africa settentrionale.

Particolarmente emozionante è la storia tutta interna alla Regia Aeronautica e alle vicende occorse all’Accademia Aeronautica, dalla quale ci si attendevano i futuri “assi”.

L’estate 1943 i cadetti dello “Zodiaco” e dell’“Aquila 2°” dell’Accademia a Forlì, dove operava da alcuni anni il Collegio Aeronautico  furono colti di sorpresa dalla notizia dell’armistizio i dubbi e le incertezze furono fugate in poche ore.  Un Ufficiale del quadro permanente, il Tenente Colonnello Tomaso Folinea, prese in consegna la Bandiera che custodita in un astuccio provvide a seppellire nella località dove si trovava la sua famiglia. Pochi giorni dopo, nell’ottobre 1943 l’Accademia si ricostituì, con 52 allievi giunti alla spicciolata da Forlì, presso il Collegio Navale di Brindisi, presso il quale la Regia Marina aveva trasferito all’armistizio il proprio istituto di formazione e collocate al riparo le navi scuola Vespucci e Colombo. Ricominciare non era facile: da una parte gli “aviatori” che, reduci dall’esperienza traumatizzante e dolorosa dell’8 settembre, stentavano a rientrare nei ritmi e nel clima di un istituto che seguitava ad andare avanti quasi come se nulla fosse accaduto; dall’altra i “marinai” che tale esperienza avevano vissuto praticamente senza scosse e che godevano di un’organizzazione perfetta. L’anno accademico 1944-45 iniziò dunque con 45 allievi dell’“Aquila 2°” promossi alla 3a classe e 27 che, giunti a Brindisi successivamente, erano stati ammessi alla 2a e inquadrati come corso “Borea 2°”. A liberazione avvenuta Folinea recuperò la bandiera e la condusse a Brindisi, riconsegnandola all’Accademia.

A seguito della vittoria della Repubblica e la promulgazione della nuova costituzione, la bandiera dell’accademia fu modificata per renderla conforme alla Costituzione della Repubblica. Il 10 dicembre 1947 presso l’aeroporto napoletano di Capodichino, la nuova bandiera fu attribuita all’accademia dell’Aeronautica Militare Italiana alla presenza dell’allora Capo di Stato Maggiore della Difesa.