Primavera 1939, da Brindisi un contributo alla lotta al Nazionalismo e alla xenofobia

di Giancarlo Sacrestano

Tra poco meno di due mesi, andremo alle urne per rinnovare il parlamento europeo. Le istituzioni comunitarie, non godono di un alto grado di popolarità e per alcune di esse, si rasenta persino l’indifferenza. Per comprendere quanto sia importante la comunità degli europei per il nostro presente e quanto lo sia di più per il nostro futuro, mi permetto di riportare alla memoria alcune pagine di storia per ricordare come la mancanza di un progetto comune o peggio l’ostilità tra i Paesi europei, abbiano determinato, solo negli ultimi 100 anni, la bellezza di due conflitti mondiali e decine di milioni di vittime. 100 anni fa, il vecchio continente conosceva lo sconquasso di una guerra (1914-1918) che la dilaniò e ne ridisegnò i confini tra gli stati. I trattati di pace che ne seguirono, non furono sufficienti a definire le ragioni della pace. Tra il 1919 ed 1939, il continente visse sostanzialmente compresso dalla paura di una nuova guerra.

La salita al potere in Germania del leader ultra-nazionalista Adolf Hitler, aveva incoraggiato una politica di rivendicazione di aree geografiche contestate alla Germania con i trattati di pace di Versailles con la richiesta alla riannessione della regione dei Sudeti in Cecoslovacchia e la creazione di un corridoio per giungere alla città baltica di Danzica in Polonia. In Europa, Francia ed Inghilterra cercarono la via diplomatica alla soluzione delle rivendicazioni tedesche inviando sostanzialmente solo messaggi di accondiscendenza e invitando i cecoslovacchi e i polacchi ad addivenire alla cessione pacifica di quelle aree. Al fianco dei tedeschi, gli italiani di Mussolini.

Se fossimo stati ai nostri giorni, si potrebbe dire che fu lanciato un hashtag franco-inglese: #edvardstaisereno (dove Edvard sta per il nome di battesimo del presidente della repubblica cecoslovacca Edvard Beneš. Il 21 settembre 1938 la Cecoslovacchia capitolò e Hitler tre giorni dopo, chiusa la “pratica”, proseguì con l’avanzare ulteriori richieste annessionistiche, prima fra tutte, quella di riprendersi la città polacca di Danzica. Era un venerdì quel 31 marzo 1939, esatti 75 anni fa, quando ancora loro, il primo ministro di sua maestà britannica e il prino ministro francese lanciarono un altro hashtag, questa volta indirizzato al presidente della repubblica polacca Ignacy Mościcki #ignaziostaisereno e anche questa volta il risultato si è ripetuto: il primo settembre 1939 le truppe tedesche invadono la Polonia ed il presidente Moscicki, e buona parte del suo popolo, vanno in esilio.

Comincia la 2^ guerra mondiale! Era lo stesso venerdì 31 marzo 1939 quando Benito Mussolini, presidente del consiglio del Regno d’Italia, ex nemica della Germania durante la prima guerra mondiale, ed ora fervente ed accalorata amica, era a Reggio Calabria dove sostenne la folla plaudente con un discorso che più chiaro di così …“Dopo il mio discorso agli squadristi a Roma, ben poco vi è da aggiungere. Noi non dimentichiamo, noi ci prepariamo, noi tentiamo da decenni e quindi siamo sempre pronti come è sicuro di un popolo che ha molte armi e tantissimi cuori. Sono passati più di 4 anni di prove aspre e di gravi sacrifici culminati però nella conquista dell’Impero, che è Impero di Popolo, che sarà difeso dal Popolo per terra, per mare e nel cielo contro chiunque. Popolo e Regime sono tutt’uno, Forze Armate e Popolo sono tutt’uno, e questo Popolo Italiano è pronto ad indossare lo zaino, poiché come tutti i popoli giovani non teme il combattimento ed è sicuro della vittoria.”. Da qualche mese anche gli italiani avevano ringalluzzito le pretese di definire i confini della Venezia Giulia e forti del fatto che quanto richiedeva la Germania veniva concesso, credevamo che con la sola voce ammaliatrice di un capo che veniva applaudito ad ogni apparizione, anche internazionale, le potenze europee si sarebbero inginocchiate dinanzi alle richieste ritenute “legittimissime”.

Così Le colonie africane, l’Albania, Cipro, Malta, Nizza, la Savoia e la Venezia Giulia avrebbero finalmente coronato il sogno di redimersi sotto il tricolore sabaudo. (SIC!) Mussolini aveva creduto di sperimentare come la sua presenza agli incontri tra Hitler, il primo ministro inglese Chamberlain ed il primo ministro francese Deladier, fosse stata autorevolmente efficace nella definizione degli accordi sottoscritti a Monaco di Baviera il 28 marzo del 1938. Infatti il successivo 18 settembre durante un discorso da un balcone a Trieste, varò le leggi razziali, che con le rivendicazioni territoriali sono l’altro ingrediente fondamentale per preparare l’odio ed il suo flagello: la guerra.

E’ giusto qui rimandare una suggestione che partì da Brindisi proprio settanta anni fa, quando nel gennaio ’44 furono firmati i decreti di abrogazione delle leggi razziali e gli uomini e le donne europee, proprio da Brindisi e dal Salento ricostruirono durante il tragico secondo risorgimento italiano, le ragioni della nuova Europa. A Brindisi si tennero gli incontri tra inglesi, francesi, russi ed italiani per ricostruire lo “Stivale” traguardando il suo futuro in una politica europea di pace e libertà. Da qui gli uomini e le donne di Polonia, soldati e soldatesse di un esercito in esilio, ricostruirono il loro sogno di libertà che coincise col nostro, definendo nel motto del 2° corpo d’armata polacco questo gemellaggio di sentimenti patriottici con l’efficace frase – “Za naszą i waszą wolność” (per la nostra e la vostra libertà) A rileggere 75 anni dopo questi frammenti, ci si accorge come certi parallelismi con vicende della cronaca di questi giorni, facciano presagire un tempo non propriamente sereno per l’Europa.

Le rivendicazioni territoriali dell’est Europa, i nazionalismi xenofobi che serpeggiano inquietanti ed una crisi economica che attraversa tutto il vecchio continente, non porteranno affatto ad un conflitto armato – speriamo – che evviaiddio è lontano da qui da circa un settantennio, ma richiama ognuno di noi ad un maggiore investimento verso questo capitale che ci unisce e ci garantisce da tanti decenni, una esistenza nella tolleranza e nella condivisione degli obiettivi. Rilanciarli significa assumersi la responsabilità di essere parte di una visione di futuro che quella sì manca dai nostri orizzonti da troppi anni.