Si era rivolto alla polizia per denunciare chi gli aveva prestato il denaro e facendo arrestare quattro persone con l’accusa di usura. Una settimana dopo è lui a finire in manette, arrestato dalla guardia di finanza. con accuse pesantissime: faceva parte di un’organizzazione che trafficava grandi quantitativi di marijuana stoccati in Albania e sbarcati sulla costa brindisina.
La storia di Giuseppe Barletta (foto), 44 anni, titolare di un noto negozio di materiale elettrico alla Commenda, diventa ora maledettamente complicata. Ha fornito lui il supporto logistico e i mezzi per trasportare la droga che la guardia di finanza sequestrò il 25 febbraio scorso a Torre Santa Sabina, arrestando tre persone, due carovignesi e un albanese: mezza tonnellata di marijuana.
La banda venne intercettata dalle fiamme gialle in una villetta di proprietà di uno degli arrestati Luigi Palmisano. Ma i mezzi utilizzati per il trasporto della droga erano forniti da Barletta.
Secondo indiscrezioni, Barletta avrebbe parzialmente ammesso il suo ruolo spiegando che sarebbe stato costretto a mettersi in affari con i trafficanti di sostanza stupefacente costretto da uno degli usurai. Ma la denuncia presentata negli uffici della squadra mobile contro i presunti strozzini risale al luglio dello scorso anno e invece il carico di marijuana è giunto sulle coste brindisine poco più di un mese fa.
Insomma la posizione della presunta vittima nell’inchiesta sull’usura adesso vacilla parecchio. Per le sue accuse, la scorsa settimana erano finiti agli arresti domiciliari Vincenzo Madaghiele, Carlo Zuccaro, Tommaso De Milo e Giovanni Maraumati dai quali Barletta ha raccontato di aver ricevuto, in tempi diversi, prestiti anche ingenti con tassi usurari. I suoi rapporti con loro si erano esauriti nell’estate dello scorso anno quando, dopo la denuncia, erano scattate perquisizioni nelle abitazioni degli accusati che dunque erano venuti a conoscenza in quell’occasione di essere finiti sotto inchiesta. Il gip ha già escluso nei confronti dei quattro l’aggravante del metodo mafioso che di fatto metterebbe fuori la Dda di Lecce dal fascicolo.
Sull’altro versante, mentre le indagini della Mobile andavano avanti, Barletta si era messo in affari con i trafficanti di droga. Ed è per questo che per lui sono scattate le manette su richiesta del pm Luca Baccheri. L’indagine invece nella quale Barletta risulta vittima è coordinata dal pm Marco D’Agostino. Dunque due magistrati e due diversi organi di polizia giudiziaria per districare una matassa molto complessa.