Sono state confermate dalla IV Sezione penale della Cassazione e diventano definitive le condanne per i due imputati per il naufragio del Venerdì Santo avvenuto a largo delle coste di Brindisi il 27 marzo del 1997, una tragedia dell’immigrazione nella quale morirono 108 albanesi.
La Suprema Corte ha rigettato i ricorsi presentati contro il verdetto emesso dalla Corte d’Assise d’Appello di Lecce il 29 giugno 2011, diminuendo pero’ lievemente le pene per i due imputati in seguito alla dichiarazione di prescrizione dell’accusa di omicidio colposo.
A 3 anni e mezzo di reclusione e’ stato dunque condannato Namik Xhaferi che era al timone della ‘Kater I Rades’, il natante proveniente dall’Albania e sottratto dagli scafisti alla Marina albanese; mentre a 2 anni e’ stato condannato Fabrizio Laudadio, all’epoca comandante della corvetta italiana ‘Sibilla’.
In base alla ricostruzione emersa nel dibattimento, la nave della nostra marina avrebbe speronato la nave albanese alla quale i militari italiani volevano prestare soccorso e che poi sarebbe affondata.
Le vittime accertate e recuperate dal mare sono state 58, tutte identificate.
La Cassazione ha inoltre confermato la responsabilità civile del ministero della Difesa che in appello era stato condannato a risarcire i familiari delle vittime con circa 2 milioni di euro.
L’ex comandante Laudadio, a quanto si è appreso, è ormai in pensione con il grado di contrammiraglio. L’avvocatura dello Stato, rappresentata da Massimo Giannuzzi, ha cercato di contestare la responsabilita’ della Sibilla e di limitare l’entita’ dei risarcimenti.