
Quando a Brindisi la Motorizzazione immatricolò il veicolo con la targa BR 300000, fece di tutto per averla lui. E ci riuscì. La montò sulla sua Jaguar che in verità dava già nell’occhio di suo. Vito Dell’Aglio era così, un imprenditore di grandissimo intuito e che non ha mai voluto farsi mancare niente. Anche la morte, per caso, lo ha colto non in un luogo qualunque, ma nella piscina della sua villa a Pozzo Faceto, frazione di Fasano che dista pochi chilometri da Torre Canne, suo regno per tanti anni.
Aveva 84 anni e a trovarlo, ormai privo di vita, è stata la fedele moglie, Brenda Teasdale, inglese, compagna di avventure e disavventure di un’esistenza, comunque e sempre, da protagonista.
Dell’Aglio aveva iniziato come piccolo ristoratore a Brindisi. Inventò il Desiréee e poi lo splendido Desiréee a Mare (foto in basso), ove oggi ha sede l’Autorità portuale.
Negli anni Ottanta però decide di investire tutto quello che aveva messo da parte nel rilancio delle Terme di Torre Canne, ormai ridotte a mero luogo di ritrovo per piccole comitive di anziani. Le trasforma in poco tempo in un piccolo impero economico, in un business miliardario.
A respirare i vapori e a bere le acque delle terme arrivano anziani da tutta Italia, facilitati dalla convenzione che Dell’Aglio riesce a stipulare con l’Inps. Dell’improvvisa popolarità delle Terme non ne beneficia solo il Grand Hotel ma tutte le strutture di una frazione marina dal potenziale sopito. Tornano a lavorare gli alberghi, i ristoranti, le pizzerie. Torre Canne ha un sussulto di vita. Lui è all’avanguardia, spende fior di quattrini in pubblicità, acquista pagine di giornali in cui annota puntualmente i nomi dei clienti più meritevoli puntando sulla fidelizzazione.
Quando le Terme sono all’apice lui è già avanti a tutti, si rende conto che il nuovo business può essere rappresentato dalle masserie, fino ad allora confinate nella periferia della gastronomia e della ricettività alberghiera. Capisce che possono essere trasformate da abitazioni campagnole in rifugi a cinque stelle. Investe proprio a Pozzo Faceto dove realizza il Boccone del Cardinale.
Ma siamo all’inizio degli anni Novanta, periodo di estremo giustizialismo e in cui qualsiasi forma di irregolarità edilizia viene punita preventivamente con il carcere.
Per la realizzazione del “Boccone” vengono riscontrate irregolarità e scattano le manette alle quali sia lui che la moglie cercano di sottrarsi fuggendo in Inghilterra.
Anche se poi con il trascorrere degli anni la vicenda giudiziaria assumerà contorni meno gravi, per Dell’Aglio quel colpo rappresenta l’inizio della parabola discendente. E proprio in quella Pozzo Faceto in cui era finita la sua verve imprenditoriale, si è conclusa anche la sua esistenza. A pochi chilometri dalle “sue” Terme che senza di lui non sono mai più tornate a essere quelle di un tempo.
Gianmarco Di Napoli