Raccolta del sangue, i retroscena dell’inchiesta della Finanza

La denuncia è partita, pare, da un ex “avissino” che gestisce una sezione in provincia di Brindisi di un’altra associazione di volontariato. Ombre sulla gestione del denaro percepito per le raccolte di sangue effettuate settimanalmente dall’Avis per conto della Asl di Brindisi. Circa 35 euro percepite per ogni sacca: nel 2013 l’associazione provinciale ne ha fornite circa 12.500 per un fatturato complessivo di 440 mila euro.

Il Nucleo di polizia tributaria di Brindisi, sulla scorta di quella denuncia, è impegnata a verificare in che maniera è gestita quella quantità non irrisoria di denaro e per questo ha effettuato perquisizioni per l’acquisizione di documenti contabili sia nella sede dell’Avis provinciale, in una palazzina dell’ex ospedale Di Summa, sia negli uffici della Asl.

Il 18 ottobre dello scorso anno il presidente Vendola aveva firmato con i rappresentanti delle associazioni dei donatori di sangue, una convenzione che regola i rapporti tra le stesse associazioni e la Regione. Con la convenzione si sancisce che le tariffe di rimborso delle attività sono eguali e vengono definiti ruoli e compiti per la promozione della raccolta di sangue e emoderivati. I rimborsi sono fissati da 19.55 euro per donazione sangue, 23,78 plasma, 28.04 piastrine, con supplementi per raccolte con materiali forniti dai servizi trasfusionali. E sono quei supplementi che fanno lievitare notevolmente il prezzo di ogni sacca.

Il 23 aprile scorso il Crat, il coordinamento regionale per le attività trasfusionali, ha revocato la convenzione con l’Avis di Brindisi mettendo di fatto in ginocchio la fornitura di sangue. A nulla sono valsi gli appelli e le proteste. A questo punto collegare l’interruzione della convenzione con l’inchiesta della guardia di finanza non appare un azzardo.