Esattamente un mese fa in questi minuti (intorno alle 17 del 2 luglio) un uomo scivolava nelle acque del porto interno di Brindisi, probabilmente per un malore. Veniva ripescato intorno alle ore 20 sulla banchina principale del lungomare, ormai privo di vita.
Da quel giorno questo signore di poco più di sessant’anni, vestito con abiti italiani e privo di qualsiasi documento, è rimasto senza un nome e senza una sepoltura: nessuno ne ha rivendicato il corpo, nessun suo parente o amico si è accorto che non è tornato a casa. Il suo corpo è ancora in una cella-frigorifero dell’obitorio del cimitero di Brindisi.
E’ una delle storie più drammatiche e incredibili degli ultimi anni, nell’era della globalizzazione e di internet. Questo volto, diffuso dalla Capitaneria di porto nella speranza di dare una svolta alle ricerche, è visibile anche sul sito di Chi l’ha visto, la trasmissione di Raitre che ha raccontato la storia senza però trovare alcun riscontro.
E inutili sono stati i tentativi di Mario Valente, comandante della Capitaneria di porto di Brindisi, che in prima persona conduce con determinazione le indagini. Ma ogni tentativo è stato vano.
Quest’uomo è senza nome e senza storia, venuto dal mare in silenzio. Un silenzio fragoroso.
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