“Vantaggiato era lucido e avrebbe colpito ancora”

Giovanni Vantaggiato ce l’aveva col mondo, e in particolare con la Giustizia; al momento dell’attentato era lucido e capace; quando ha premuto il pulsante era perfettamente in grado di vedere le studentesse che passavano davanti all’ordigno; se non fosse stato arrestato, avrebbe colpito ancora una volta.

Le motivazioni
Sono questi i capisaldi, le certezze che hanno portato la Corte d’Assise di Brindisi a condannare, lo scorso 18 giugno, l’imprenditore di Copertino Giovanni Vantaggiato alla pena dell’ergastolo per l’attentato davanti alla scuola Morvillo Falcone di Brindisi nel quale, il 19 maggio 2012, morì la 16enne Melissa Bassi. Lo scrivono gli stessi giudici nelle 103 pagine di motivazioni depositate oggi. Pagine dalle quali emerge che “l’attentatore sia nel momento in cui inizia a premere il pulsante sia successivamente” è “perfettamente in grado di vedere il posto dove è collocato il bidone con l’esplosivo, nonché le persone che attraversano via Galanti”.

“Poteva vedere le studentesse”
Vantaggiato insomma, voleva uccidere. “In questi frangenti – scrivono i giudici – l’uomo ripreso mostra un chiaro e inequivocabile interesse a guardare verso l’ingresso della scuola dove è collocato l’esplosivo”. “Si noti a questo proposito la direzione degli occhi e la torsione del tronco, nonché l’insistenza nel premere il pulsante del telecomando, al fine evidente di controllare gli effetti dell’esplosione”. “Ciò premesso sarebbe davvero inspiegabile che lo stesso uomo una volta raggiunto la parte posteriore del chiosco abbia repentinamente e improvvisamente cambiato atteggiamento cercando di raggiungere l’unica posizione che gli avrebbe impedito di proiettare lo sguardo sugli effetti dell’esplosione”.

Avrebbe colpito ancora
Le ragioni della strage la Corte le individua nella sete di vendetta maturata dallo stragista contro quei pubblici poteri che non avevano saputo dargli giustizia per una truffa da 340mila euro subita per mano di Cosimo Parato: anch’egli rimasto gravemente ferito in un altro attentato confessato dall’imprenditore di Copertino. E tanto basti a considerare come certezza l’intenzione di Vantaggiato di tornare a colpire. Scrivono i giudici: “Si deve concludere che Vantaggiato a differenza di quanto dichiarato avesse intenzione di proseguire la strategia criminale di tipo terroristico iniziando con l’attentato alla scuola Morvillo Falcone collocando altri ordigni esplosivi micidiali al fine di colpire una o più vittime indeterminate scelte a caso in maniera indiscriminata e non prevedibile, con l’obiettivo altrettanto evidente di creare allarme nella gente destabilizzando i pubblici poteri”.

Il ruolo “ambiguo” della moglie
Per i giudici non è escluso che Vantaggiato abbia avuto dei complici nelle fasi preparatorie dell’attentato. In particolare sua moglie, Giuseppina Marchello, ha assunto nell’intera vicenda “un ruolo quantomeno ambiguo”. “Con riferimento all’eventuale assistenza o aiuto fornito da complici – scrivono i giudici – mentre in sede dibattimentale l’imputato ha ripetutamente affermato di avere agito da solo, nel primo interrogatorio del pm, ha spesso utilizzato il plurale”. La Corte ritiene “che se è certo che Vantaggiato abbia agito da solo sia nella fase di collocazione dell’esplosivo che in quella di attivazione dell’ innesco, non può escludersi in modo altrettanto certo che, alla luce delle iniziali affermazioni rese dello stesso agli inquirenti e di quanto detto con riferimento a Giuseppina Marchello, qualche complice sia intervenuto nelle fasi precedenti (reperimento contenitori, trasporto delle bombole)”. “Dalla lettura di alcune delle conversazioni intercettate – scrivono ancora i giudici – emerge il ruolo quantomeno ambiguo avuto nell’intera vicenda dalla moglie dell’imputato, Giuseppina Marchello”.

Gli effetti sconvolgenti dell’esplosione
La perizia autoptica eseguita sul cadavere di Melissa Bassi e tutta la documentazione medica acquisita nel corso del processo hanno attestato gli effetti sconvolgenti prodotti dall’esplosione sulle ragazze che si trovavano nelle vicinanze dell’ingresso pedonale dell’istituto scolastico. “È stato accertato – si legge nelle motivazioni – che la superficie corporea di Melissa è stata investita in pieno dall’onda d’urto prodotta dalla detonazione dell’ordigno esplosivo che, modificando la pressione atmosferica, ha prodotto lesioni da scoppio primarie, presenti in tutti gli organi principali, con il sovvertimento architetturale e funzionale del parenchima polmonare da cui è derivata la morte per insufficienza respiratoria acutissima”.