La procura di Brindisi ha avuto sempre una sua convinzione, ossia che Giovanni Antonino sia riuscito a mettere da parte un piccolo tesoro – provento delle attività illecite di cui si sarebbe macchiato quando era sindaco di Brindisi – e che quei soldi non siano stati nascosti sotto una mattonella né in chissà quali paradisi fiscali ma che siano stati invece reinvestiti in altre operazioni imprenditoriali, in modo da essere ripuliti.
C’è questo ragionamento alla base di un’inchiesta che vede coinvolto l’ex primo cittadino insieme al suo braccio destro dell’epoca, quell’Ermanno Pierri che fu tra quelli che pagò più a caro prezzo il legame con mesi di carcere e pesanti condanne. E c’è anche, seppur in una posizione più marginale, uno dei volti nuovi della politica brindisina: l’imprenditore Tony Muccio, personaggio di spicco dell’Ncd.
Dieci le persone indagate con l’ipotesi che denaro di provenienza illecita (appunto, con ogni probabilità, quello che Antonino non si è mai dimostrato abbia incassato) sia stato reinvestito nella realizzazione di una miriade di piccoli impianti fotovoltaici nel momento in cui ottenere l’autorizzazione a crearli era ancora semplicissimo.
L’inchiesta, condotta dai carabinieri del Nucleo operativo ecologico di Lecce, è nata nel 2012 e ha visto inizialmente iscritti nel registro degli indagati soltanto i congiunti dei due personaggi principali: la moglie e la figlia di Antonino, i figli di Pierri. Poi si è man mano allargata anche se è andata avanti in maniera piuttosto lenta se è vero che alla fine dello scorso di mese di giugno è stata notificata una richiesta di proroga per altri sei mesi che di fatto ha reso nota l’esistenza dell’inchiesta.
Nel frattempo buona parte degli impianti fotovoltaici non era stata mai realizzata perché alla prima visita dei Noe molti degli investitori avevano preferito fare marcia indietro, anche perché proprio in quel periodo Massimo Ferrarese, all’epoca presidente della Provincia, aveva puntato il dito contro la miriade di piccoli impianti che, aggirando le norme ancora troppo morbide, venivano realizzati creando di fatto sterminate centrali elettriche nelle campagne della provincia di Brindisi.
Di sicuro c’è finora che Giovanni Antonino negli anni passati ha svolto, sotto la luce del sole, il ruolo di consulente per grosse aziende internazionali interessate al fotovoltaico. E che Ermanno Pierri avrebbe effettivamente investito in quello che all’epoca era divenuto un business.
Pierri è legato a sua volta a Muccio, oltre che da un rapporto di amicizia, anche in alcuni investimenti imprenditoriali, anch’essi tutti alla luce del sole.
L’ipotesi dell’esistenza di una associazione per delinquere viene formalizzata nei reati contestati a Giovanni Antonino, all’imprenditore francese Jean Pierre Andrè Leon Lecorcier, e poi a Vittorio Sisto, a Giorgia Antonino, Cristina e Teodoro Pierri e Paolo Cervino. Accusati di riciclaggio Ermanno Pierri, Toni Muccio, la figlia e la moglie di Antonino, i figli di Pierri e Paolo Cervino.
L’indagine è coordinata dal sostituto procuratore Giuseppe De Nozza, affiancato da Marco D’Agostino. De Nozza è lo stesso che per due volte arrestò Antonino mettendo di fatto fine alla sua carriera politica: il 9 ottobre 2003, il 24 marzo 2004. Antonino fu catturato una terza volta il 12 febbraio 2007 per la vicenda British Gas.
In nessun caso l’ex sindaco è stato trovato in possesso di denaro e anche questa volta, al di là delle ipotesi investigative, non è stato posto sotto sequestro neanche un euro.