Fabrizio gioca la sua partita più importante, molto più dura delle sfide con la maglia dei baby del Lecce di cui è capitano. Finanche di quelle “politiche” che un paio d’anni fa lo portarono a diventare sindaco del Consiglio comunale dei ragazzi. In un lettino del reparto di Rianimazione dell’ospedale “Perrino” lotta per venirne fuori presto, per tornare sui campi di calcio e iniziare la nuova esperienza alle scuole superiori. Fabrizio ha 14 anni.
Era sceso a fare un giro in motoretta, l’altra sera. Con il foglio rosa ancora intonso e la voglia di perfezionare le sue capacità di guida dello scooter, in vista degli esami per il conseguimento del patentino. Di notte c’è meno traffico, ha pensato. I genitori lo hanno lasciato fare: Fabrizio è un ragazzo prudente e responsabile.
Ma forse l’asfalto era viscido per l’umido, forse un gatto gli ha attraversato la strada. In viale Francia hanno sentito un botto, la gente si è affacciata dai balconi, il Vespino era per terra vicino al marciapiedi e a un palo della luce. Fabrizio immobile e con il casco che si era sganciato dalla testa.
Il papà nel frattempo aveva chiamato il 113 perché il suo ragazzo non rientrava e non rispondeva al telefono. L’istinto gli faceva temere qualcosa di grave. La famiglia abita poche centinaia di metri più lontano, in via Islanda.
Correva l’ambulanza verso l’ospedale Perrino e genitori venivano avvisati dalla polizia. Grave trauma cranico, varie fratture. Poco dopo la notizia aveva già percorso il cortocircuito del web: i compagni di scuola della Marzabotto, gli amici del calcio, l’Unione sportiva Lecce che vede in lui un possibile campione ma soprattutto un ragazzo responsabile. Non per niente gli ha affidato la fascia di capitano.
Ora Fabrizio gioca la sua partita più dura ma tutti confidano in lui. E’ un mediano, il ruolo più tosto e ruvido. E’ abituato a darle, a prenderle e a cadere. Ma pronto sempre a rialzarsi.
(Foto Gazzetta del Mezzogiorno)